Indagato anche il padre di Matteo Cagnoni

Rimini

RAVENNA. Quel viaggio a Bologna per andare a parlare con l’avvocato due giorni dopo la morte di Giulia e quegli strani silenzi al telefono. Prima con la consuocera disperata e poi con gli inquirenti, il tutto a ridosso del ritrovamento di un cadavere del quale già sapeva l’esistenza.

Queste le contraddizioni che hanno trascinato dentro questa contorta inchiesta di sangue e bugie anche Mario Cagnoni; padre 85enne di Matteo, il dermatologo in carcere con l’accusa di aver ucciso a bastonate la moglie.

L’ex professore di Medicina interna e notissimo primario in pensione dell’Ospedale Carreggi, da ieri è formalmente indagato per favoreggiamento personale. Ultimo sviluppo di un’inchiesta i cui contorni sembrano tutt’altro che definiti.

L’avviso di garanzia gli è stato notificato nella sua villa di via Bolognese, sulle colline di Firenze. La stessa villa dove il figlio Matteo - secondo l’accusa - si era recato insieme ai tre figli poche ore dopo il delitto, cercando di pensare a come costruirsi un alibi credibile.

Secondo gli inquirenti - diretti dal pm Cristina D’Aniello e dal procuratore capo Alessandro Mancini - l’ex professore avrebbe in sostanza quanto meno assecondato i maldestri tentativi del figlio di ritardare le indagini e di sviare i sospetti da lui.

I due - stando a quanto ricostruito dagli investigatori - sarebbero andati in treno da Firenze a Bologna per parlare nella serata di domenica 18 settembre (due giorni dopo il delitto) con l’avvocato Trombini e capire come muoversi. Ma la testimonianza di un tassista rintracciato dagli uomini della squadra mobile di Ravenna ha svelato quel piano. Un piano che - sempre secondo l’accusa - avrebbe poi contemplato la creazione di una versione difensiva, la stessa poi presentata (con poca fortuna) anche davanti al gip. Ovvero la storia di Giulia aggredita in casa da un fantomatico albanese che sarebbe poi scappato dopo aver inserito di nuovo l’allarme antifurto.

Si tratterebbe inoltre della stessa versione che due poliziotti di Firenze avevano sentito ricostruire anche dall’anziana madre di Cagnoni dopo aver fatto irruzione nella villa di Firenze.

«Cosa stai raccontando?» l’avrebbe redarguita il marito troncando di fatto quel colloquio.

Ma come faceva quella donna a sapere della morte di Giulia, se ancora nessuno degli inquirenti li aveva informati del ritrovamento del cadavere?

Una domanda alla quale, da ieri, oltre al figlio Matteo, dovrà rispondere anche il padre Mario.

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