Anche l'anziana madre inguaia Cagnoni

Rimini

RAVENNA. Ci sono anche le parole dell’anziana madre a “inguaiare” ulteriormente Matteo Cagnoni.

Una sua testimonianza, resa ai poliziotti di Firenze, pesa come un macigno nel corposo fascicolo di prove raccolte contro il dermatologo 51enne, accusato di aver ucciso a bastonate la moglie. A sottolineare quelle dichiarazioni è il giudice del tribunale del Riesame Alberto Albiani che, nell’ordinanza che conferma il carcere per il medico, le definisce “un episodio rivelatore ”.

Ma che cosa è successo? E’ da poco passata l’una e 30 di notte di lunedì 19 settembre. Il cadavere di Giulia è stato ritrovato da circa un’ora nella villa di via Padre Genocchi. Matteo Cagnoni è invece appena scappato da una finestra della casa del padre sulle colline di Firenze. La polizia non è ancora riuscita a prenderlo e in quel momento comincia a perquisire l’abitazione dove i suoi tre figli stanno dormendo. In una stanza ci sono anche i nonni: Mario Cagnoni - ex primario 85enne - e la moglie Vanna di pochi anni più giovane. Due poliziotti - senza aver preventivamente detto nulla sul ritrovamento del corpo di Giulia agli anziani - chiedono alla donna il motivo della presenza dei bimbi. La risposta, finora mai trapelata negli atti di questa inchiesta, oggi mette i brividi: «I miei nipoti - risponde infatti la donna - dormono qui perché la mamma è stata uccisa pochi giorni fa da un albanese durante un furto in una villa disabitata a Ravenna». I poliziotti fingono di non sapere nulla e si mostrano sorpresi: «Ma sui giornali non abbiamo letto nulla», le fanno notare. E l’anziana risponde: «E’ morta solo da due o tre giorni». Il marito, però, a quel punto sente qualcosa e - a detta dei poliziotti - si rivolge infastidito alla moglie «chiedendole cosa stesse raccontando». A quel punto «la donna riferiva che parlava della morte di Giulia». «E Mario Cagnoni si alterava, facendo di fatto terminare il colloquio». Scrive il giudice: «Come faceva la madre di Cagnoni a sapere del ritrovamento del cadavere, visto che la notizia era stata tenuta ancora assolutamente riservata? E come sapeva che l’uccisione risaliva proprio a due o tre giorni prima?». Secondo il giudice - che nell’ordinanza accoglie in pieno le ipotesi avanzate dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal pm Cristina D’Aniello - tutto questo dimostrerebbe due cose. La prima è che Cagnoni (ma anche i genitori) erano a conoscenza della morte di Giulia. La seconda è che c‘era già una versione difensiva che il medico avrebbe dovuto proporre dopo la scoperta dell’omicidio. Una versione - quella della rapina - che guarda caso pochi giorni dopo Cagnoni proporrà al gip. Quel giudice la definirà «risibile». Quello del riesame, invece, una «goffa e maldestra fanfaluca».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui