La Prefettura dispone la scorta per Matteucci

Rimini

RAVENNA. Dopo le minacce di morte ecco la scorta per Massimo Matteucci. Il servizio è già stato disposto dalla prefettura di Ravenna nella tarda serata di mercoledì, poche ore dopo l’arrivo nella redazione torinese dell’Ansa del comunicato firmato Noa (Nuclei Operativi Armati) che inseriva il nome di Matteucci tra le quattro persone per le quali il gruppo - finora sconosciuto alla Digos torinese - ha emesso nel suo delirante comunicato «le condanne a morte immediatamente esecutive».

Analoghi provvedimenti sono stati presi anche per le altre tre persone citate nel documento sul quale la procura di Torino ieri ha formalmente aperto un fascicolo. Il reato ipotizzato al momento è quello di minacce. I Noa - come riferito ieri - oltre a Matteucci prendono di mira il capo della Digos, Giuseppe Petronzi, il senatore del Pd Stefano Esposito e il direttore del cantiere di Chiomonte Massimo Bufalini.

Il fatto che l’inchiesta verrà gestita personalmente dal procuratore reggente Sandro Ausiello dà l’idea di quanto siano state ritenute attendibili le minacce. «Ora è il momento di praticare la lotta armata di liberazione, i terroristi sono loro, noi siamo i partigiani della libertà». Questo uno dei passi più significativi del documento ancora la vaglio della Digos. Gli inquirenti sono rimasti particolarmente colpiti da un lessico vetero brigatista e da contenuti che però sembrano pescare soprattutto nel repertorio anarco insurrezionalista. Il fatto poi che siano stati presi di mira nomi conosciuti soprattutto dagli addetti ai lavori rende ancor più inquietante la vicenda. Perché anche questo è considerato tipico degli ambienti terroristici.

Chi da tempo osserva la galassia estremista che si annida all’interno del movimento No Tav (movimento molto più articolato e non violento) sta dando più interpretazioni di quanto accaduto. La lettura più allarmista è quella di un gruppo (forse ancora non in grado di azioni armate) che starebbe però cercando di attrarre attenzioni su di sè. Una sorta di «chiamata alle armi» l’ha definita il pm della procura di Torino Andrea Padalino titolare di più inchieste sui disordini scoppiati attorno ai cantieri della Tav. «E’ una strategia complessa che prevede altre azioni - ha dichiarato alla Stampa il magistrato - per uscire da una situazione di stallo».

Il tutto alla vigilia della manifestazione di domani a Torino indetta dai No Tav proprio per manifestare «contro la criminalizzazione del movimento» e il regime detentivo dei quattro attivisti arrestati con l’accusa di terrorismo lo scorso dicembre. Tanto che uno dei più conosciuti leader del movimento, Alberto Perino, ha avanzato l’ipotesi che il documento dei Noa sia in realtà «opera dei servizi segreti». (c.d.)

 

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