Tre impronte digitali di Cagnoni sul sangue nella villa del delitto

Rimini

RAVENNA. Tre impronte digitali di Matteo Cagnoni sono state trovate nella villa del delitto. Un dato a dir poco compromettente se si considera che quelle impronte sono state lasciate sul sangue trovato in diversi punti della casa. E’ questa la “prova regina” in mano alla Procura che ieri mattina è stata calata come un asso nel corso dell’udienza di fronte al tribunale delle Libertà che dovrà esprimersi sulla richiesta di scarcerazione avanzata dal legale di Cagnoni. Un dato scientifico che piomba sull’inchiesta unendosi agli altri elementi che fino a oggi hanno convinto due gip a lasciare in carcere il dermatologo ravennate 51enne accusato di aver ucciso a bastonate la moglie 39enne Giulia Ballestri, madre dei suoi tre figli.

A isolare quella prova sono stati gli uomini della Scientifica nel corso di uno dei tanti sopralluoghi eseguiti all’interno della villa di via Padre Genocchi all’indomani dell’omicidio insieme al pm Cristina D’Aniello e al procuratore capo Alessandro Mancini.

Le impronte, stando a quanto trapelato in ambienti investigativi, sarebbero come detto addirittura tre: una trovata su una parete, una su un frigorifero e una su un altro mobile. Ma a favore del teorema dell’accusa ci sarebbe non solo la quantità, ma anche la qualità di quelle impronte: per considerare un’orma come prova - stando a una sentenza della Cassazione - sono infatti richiesti 16 “punti caratteristici uguali”: nel caso delle impronte isolate dalla polizia i punti sarebbero addirittura 18.

Ma quella prova potrebbe essere non l’unica isolata dalla Scientifica all’interno della villa.

Secondo la ricostruzione della Squadra mobile e del medico legale, Giulia Ballestri venne colpita una prima volta con un bastone. Una volta tramortita venne poi trascinata verso il piano terra per le gambe lungo una scala a chiocciola. Poi, dentro lo scantinato, sarebbe stata finita con altri colpi. Tutti al volto. Gli schizzi di sangue trovati a un’altezza inferiore ai 30 centimetri confermano l’ipotesi dell’accanimento. Ma in quel lago di sangue gli investigatori hanno trovato anche altro: segni lasciati dai piedi nudi di Giulia che forse provò anche a scappare dopo essersi ripresa, ma soprattutto l’orma di una scarpa. Orma - come riferito nei giorni scorsi - già considerata quantomeno sovrapponibile con un paio di scarpe sequestrate a Cagnoni. Quali scarpe? Quelle che aveva fatto lavare e messo ad asciugare nella sua villa di Firenze.

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