Ammazza la moglie a bastonate

Rimini

RAVENNA. Da tre giorni Giulia Ballestri, 39 anni, sembrava essere sparita nel nulla. Una scomparsa all’apparenza inspiegabile fino a quando, nella tarda serata di domenica, la polizia non ha trovato il suo corpo sfigurato nello scantinato di una villa di famiglia disabitata a due passi dai giardini pubblici. A ucciderla, massacrandola di bastonate e lasciandola in una pozza di sangue con addosso solo il reggiseno, sarebbe stato il marito, Matteo Cagnoni, da cui si stava separando. Il noto dermatologo 51enne è stato sottoposto a fermo con le accuse di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere; rintracciato nell’abitazione dei genitori a Firenze insieme ai tre figli di 6, 8 e 11 anni con cui si era allontanato da Ravenna, quando nella mattinata di ieri gli agenti della Squadra mobile lo hanno raggiunto per notificargli il provvedimento disposto dal sostituto procuratore Cristina D’Aniello, Cagnoni ha cercato di fuggire lanciandosi da una finestra al pian terreno prima di essere successivamente bloccato.

A dare l’allarme era stato il fratello della vittima, l’ultimo a sentirla in vita nella tarda serata di giovedì quando lei gli aveva inviato un messaggio vocale. Qualcuno avrebbe visto marito e moglie in giro in bici anche venerdì mattina, ma da quel momento nessuno era più riuscito a mettersi in contatto con lei; le amiche che l’avevano chiamata quel giorno e nei giorni seguenti e lo stesso fratello avevano trovato sempre il telefono staccato, irraggiungibile. E non riuscendo a mettersi in contatto nemmeno con il marito e sapendo della loro separazione di fatto, i familiari della donna si sono allarmati sporgendo nel primo pomeriggio di domenica denuncia di scomparsa alla polizia.

Immediatamente sono partite le ricerche; in seguito al ritrovamento della vettura della donna lasciata aperta davanti alla palazzina di via Giordano Bruno dove viveva la coppia, è stato chiesto l’intervento dei vigili del fuoco per sfondare la porta d’ingresso ma in casa non c’era nessuno. Scartata l’ipotesi di un allontanamento volontario, le indagini condotte dal sostituto procuratore Cristina D’Aniello e dal procuratore capo Alessandro Mancini si sono subito orientate sul marito. E’ stata prima controllata la villetta estiva di Marina Romea (la coppia aveva anche un’altra seconda casa a Cortina) ma senza esito. Poi la villa di via Padre Genocchi, un immobile dell’800 accanto alla chiesa di Santa Maria in Porto e a uno degli ingressi secondari dei Giardini pubblici appartenuto al nonno di Cagnoni. Uno stabile signorile da tempo disabitato di cui solo Cagnoni e la moglie avevano le chiavi. Quando gli inquirenti si sono recati sul posto l’allarme era inserito, ma una volta entrati si sono ritrovati in un film dell’orrore con macchie di sangue in diverse stanze della villa che partivano dal piano superiore e che attraverso le scale portavano nello scantinato dove è stato trovato il corpo senza vita della donna. Nell’abitazione è stato ritrovato anche un bastone intriso di tracce ematiche; per gli inquirenti è con quello che il marito avrebbe infierito sulla donna, colpendola ripetutamente in testa e in viso al punto da provocarne la fuoriuscita anche di materiale cerebrale. La 39enne era inoltre senza vestiti, particolare che ha indotto gli investigatori a valutare l’ipotesi di un’eventuale violenza che solo l’autopsia potrà confermare così come l’orario del decesso, collocabile entro le 72 ore precedenti al ritrovamento del cadavere. Da quando cioè il suo cellulare - non ancora ritrovato - ha smesso di suonare.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui