La imbottisce di droga per farla prostituire

Rimini

RAVENNA. Inizialmente l’aveva avviata all’arte del taccheggio. D’altronde era stato chiaro; per vivere con lui avrebbe dovuto portare un po’ di soldi in casa. Ma le entrate derivanti dai furti non bastavano mai, anche perché il ragazzo - con diversi precedenti di polizia, problemi di droga e affetto dal vizio del gioco che lo induceva a sperperare ogni giorno tra i 200 e i 300 euro - aveva uno stile di vita dispendioso. Così l’aveva obbligata a prostituirsi, allestendo in una decadente cantina una garçonnière e costringendola a vendere il suo corpo picchiandola, minacciandola di fare male al figlioletto di appena due anni e arrivando persino a drogarla, iniettandole metadone affinché fosse più “disinvolta” con i clienti.

Un incubo durato mesi e terminato nella serata di venerdì quando i carabinieri del Radiomobile, gli stessi che in passato l’avevano sorpresa a rubare su commissione, l’hanno liberata dalla spirale di violenza e degrado in cui era costretta dal compagno.

Quest’ultimo - un 25enne rumeno - è finito in manette con le accuse di sfruttamento della prostituzione, maltrattamenti in famiglia (con l’aggravante di averli commessi anche nei confronti di un minore) e riduzione in schiavitù. Visitata al pronto soccorso, dove i medici le hanno riscontrato i segni delle violenze fisiche e le tracce delle iniezioni, la ragazza si trova ora sotto protezione.

A permettere ai militari di avviare le indagini era stata una segnalazione di una signora, insospettita dal fatto che a dispetto delle condizioni economiche non proprio floride della famiglia (l’adolescente era arrivata all’inizio del 2014 con il figlioletto in fasce e la madre al seguito gravemente malata) fossero stati avviati dei lavori di miglioria dell’abitazione. Inoltre la giovane curava molto il suo aspetto e la loro casa era un continuo via vai di persone, tutti uomini e in prevalenza avanti con gli anni, che restavano pochi minuti e poi se ne andavano.

Così le forze dell’ordine hanno avviato una serie di appostamenti, sentendo anche alcune conoscenti della giovane. Attività investigativa e testimonianze che hanno fatto emergere la condizione di sottomissione a cui era costretta la ragazza, che si prostituiva nei paraggi della stazione per poi ricevere i clienti nello scantinato del palazzo situato in pieno centro, un tugurio trasformato in improvvisata alcova con un letto e un mobiletto contenente profilattici e tutto il necessaire per l’attività sessuale.

In media la 19enne incontrava quattro o cinque uomini (preferibilmente pensionati; quando in un caso aveva avuto un rapporto con un giovane, il compagno l’aveva picchiata perché temeva che se si fosse innamorata lui avrebbe perso la sua fonte di sostentamento), incassando circa 400 euro al giorno. Soldi che però finivano direttamente nelle tasche del convivente che le lasciava appena una ventina di euro a settimana per comprare il cibo per lei, la madre e il figlioletto, tanto che ai militari che l’hanno salvata ha raccontato che da un mese non faceva un pasto decente.

Ma venerdì, quando dopo l’incontro con un cliente la giovane è andata dal compagno per consegnargli gli 80 euro incassati, i carabinieri hanno posto fine a quella tirannia. Fino all’ultimo il 25enne ha cercato di farla franca, intimando in rumeno alla ragazza di dire ai militari che non lo conosceva e che non lo aveva mai visto. Tutto inutile.

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