Arrestati Giuseppe Musca, la moglie e il figlio

Rimini

RAVENNA. Meditavano di lasciare Ravenna e di trasferirsi in Svizzera dove volevano avviare una società, anzi dove era già avviata dal 2012. Piani - secondo la procura - in parte svelati al telefono non sapendo di essere intercettati. E così da ieri notte Giuseppe Musca è finito in carcere. Con lui la compagna commercialista, la 47enne Susi Ghiselli, e il figlio 37enne Nicola che aveva già messo in vendita la sua casa ravennate e una villa di Glorie di Bagnacavallo. Tutti e tre colpiti, nella notte tra domenica e lunedì, da un provvedimento di fermo emesso su iniziativa della Procura della Repubblica di Ravenna e firmato dal procuratore capo Alessandro Mancini e dai sostituti procuratori Lucrezia Ciriello e Monica Gargiulo, gli stessi magistrati che stanno coordinando la maxi inchiesta della Guardia di Finanza ribattezzata “Holiday Out” che nell’aprile scorso portò al clamoroso sequestro del Grand Hotel Mattei, albergo a 4 stelle la cui proprietà è riconducibile alle società della famiglia Musca. Ma se in aprile il sequestro venne disposto dalla Procura (e poi confermato dal gip Farinella) per evitare la reiterazione del reato contestato (bancarotta fraudolenta), ora gli inquirenti ipotizzano che per tre dei cinque indagati ci fosse un reale rischio di fuga all’estero proprio durante l’inchiesta che ha portato a congelare i loro beni, tra cui 8 appartamenti. Da qui l’esigenza della custodia cautelare in carcere perché il primo viaggio oltre confine era previsto in questi giorni. Secondo gli inquirenti i tre avevano già preso contatti per prendere domicilio a Chiasso e stavano cercando immobili nella stessa città elvetica. La Ghiselli si trova in carcere a Forlì, Musca e il figlio sono stati portati poco prima dell’alba di ieri a Port’Aurea. Nel corso della notte sono state eseguite anche alcune perquisizioni nelle abitazioni dei fermati.

Giuseppe Musca, 66 anni, venne già arrestato nel 1985. Allora si era appena dimesso dalla carica di vicesindaco socialista della città e venne accusato di corruzione. Diverso è invece l’attuale scenario dell’inchiesta Holiday Out. In questo caso lui e il figlio sarebbero, secondo l’accusa, al centro di un piano articolato di fallimenti pilotati di società preventivamente svuotate. Un meccanismo di scatole cinesi (vedi altro articolo a pagina 5) grazie al quale in questi anni avrebbero distratto 32 milioni di euro stando a quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza.

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