Tragedia durante l'immersione, muore l'ex gestore del "Baretto"

Rimini

RAVENNA. Tragedia in pialassa, muore mentre sta pescando Titto, l’ex gestore dello storico “Baretto”. Al secolo Stefano Zaffagnini, aveva 54 anni e ad ucciderlo potrebbe essere stato un malore: quando lo hanno ritrovato senza vita, in appena un metro d’acqua, aveva ancora addosso la muta da sub e le bombole perfettamente funzionanti.

Zaffagnini era socio della coop di pescatori Baiona Viva e ieri mattina era uscito, accompagnato da un collega, per la pesca di vongole lungo il “pezzo” di costa a disposizione, nella piallassa Baiona dietro Porto Corsini. Era sub professionista e proprio munito di muta e bombole si era calato in acqua: il collega lo aveva poi lasciato al suo lavoro. Ed è quando è tornato alle 13 che ha dato l’allarme, secondo quanto ricostruito dai carabinieri. E’ stato infatti l’altro pescatore a notare il corpo di Zaffagnini immobile nell’acqua, in un punto dove la profondità non supera il metro, ancora vicino alla sua boa di segnalazione. Alla chiamata del collega, sul posto sono giunti i sanitari del 118, i sommozzatori dei vigili del fuoco e i carabinieri: il 54enne è stato così ripescato dall’acqua ma a quel punto non c’era più nulla da fare e i medici del 118 non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Immediati i controlli dei carabinieri sulla strumentazione in uso al pescatore, ma tutto è parso in regola: le bombole erano funzionanti. Ciò fa pensare che ad uccidere Zaffagnini sia stato un malore abbastanza fulminante da impedirgli di chiedere aiuto e uscire dall’acqua, ma tutto rimane da accertare. La sua salma, prima trasportata alla stazione dei vigili del fuoco portuali, quella di fronte al cimitero, è stata poi ricomposta all’obitorio del Santa Maria delle Croci e ora spetterà alla Procura decidere se approfondire le dinamiche della tragedia.

Ma Stefano Zaffagnini non era solo un pescatore e, con la sua morte, Ravenna perde un pezzo della sua storia. Zaffagnini fu infatti lo storico gestore del “Baretto” nei suoi anni più belli, il locale che, sulla banchina del molo di Marina, fu il luogo di ritrovo più noto. Passò di mano fino a “sdoppiarsi” e a trasferirsi, ma per i ragazzi degli anni Ottanta, il Baretto rimane quello di Titto. Così, con questo nomignolo, lo conoscevano gli avventori del locali e gli amici di sempre. Ma Titto aveva lasciato da tempo quella vita: aveva per anni lavorato in un’azienda e proprio da pochissimo si era imbarcato nella nuova avventura, quella di pescatore professionista, il sogno della vita. Lo faceva da nemmeno un mese, e gli piaceva da matti. Questo aveva detto a sua moglie Patrizia Masetti, funzionaria dell’Agci, l’associazione delle cooperative, addetta proprio al settore pesca e figlia di un notissimo repubblicano, Siro Masetti. Oltre alla moglie Patrizia, Stefano Zaffagnini lascia due figli adolescenti.

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