Ispettori assenteisti, sei indagati

Rimini

RAVENNA. Quattro ispettori del lavoro, un funzionario e un impiegato amministrativo. Sono in tutto sei i dipendenti della Dtl di Ravenna accusati di vari episodi di assenteismo, ai quali in questi giorni sono stati notificati gli avvisi di fine indagine. Dovranno rispondere di truffa ai danni dello stato e, in tre casi, anche di falso per avere rilasciato giustificazioni per il mancato smarcamento del cartellino smentite dalle immagini registrate dalle microcamere piazzate in gran segreto lo scorso autunno dai carabinieri del reparto operativo. Quelle telecamere - come noto - dovevano servire a incastrare due loro colleghi: Gianfranco Ferrara (responsabile degli ispettori) e il suo sottoposto Massimo Siviero, finiti grazie a una lettera anonima al centro della clamorosa indagine per corruzione (non ancora conclusa) che il 10 dicembre scorso portò al loro arresto. Ma quella fitta rete investigativa (tessuta dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Angela Scorza) portò gli inquirenti a scoprire un impensabile quanto sorprendente spaccato di assenteismo. In meno di due mesi di indagine i carabinieri hanno infatti accertato ben 84 casi relativi a sei dipendenti pubblici che sarebbero usciti dal luogo di lavoro senza motivi di servizio e senza smarcare il cartellino.

Non tutti gli indagati devono rispondere dello stesso numero di episodi. Un funzionario amministrativo, ad esempio, è stato sorpreso “solo” quattro volte dalle telecamere, con assenze che vanno dai 15 minuti all’ora e un quarto. Più pesante la situazione di un ispettore sorpreso dal 7 ottobre al 20 novembre fuori dall’ufficio per ben 30 volte. Assenze che si protraggono da un minimo di 30 minuti a un massimo di un’ora e venti minuti. Un altro impiegato viene invece filmato per 15 volte (più o meno nello stesso periodo) con “pause” che vanno dai 40 minuti alle due ore e mezzo.

Colpisce anche quanto contestato a un altro ispettore: “tradito” dalle telecamere per 15 volte in 30 giorni con assenze che vanno dalla mezzora alle tre ore e mezza. Quest’ultimo deve rispondere anche di falso perché in almeno due occasioni, il giorno dopo essere uscito senza aver timbrato, si era giustificato dicendo che si era dimenticato di strisciare il badge, in realtà - stando alle immagini - a quell’ora non era sul luogo di lavoro. Altri due ispettori, infine, sono accusati di dieci episodi a testa nell’arco di 25 giorni e 40 giorni, con uscite ingiustificate che vanno dai 20 minuti alle due ore e 45 minuti. Uno di loro deve rispondere anche di falso perché il giorno successivo aveva dichiarato che l’apparato magnetico non aveva “letto” il suo cartellino da lui regolarmente smarcato al momento dell’uscita. Una scena che nessuna telecamera ha però mai ripreso.

I sei indagati sono difesi dagli avvocati Beghi, Lombini, Baracca, Ricci Bitti, Miccoli e Ponseggi.

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