Addio al tempio di piatti e cristalli

Rimini

RAVENNA. La scritta di “Cessata attività” capeggia sul vicolo di via Cairoli, attirando lo sguardo dei passanti e si riflette sugli specchi dell'antico negozio che compongono la tipica vetrina. Chi frequenta il centro di Ravenna, quel negozio lì di casalinghi, lo conosce molto bene: conosce il suo tipico arredamento retrò, la gentilezza dei suoi padroni di casa, le tazzine colorate miste ai cristalli senza tempo, i piatti moderni alternati alle forme classiche, e il sorriso di Silvia, la titolare, paziente e accomodante con tutti. Callegari chiude: lo storico negozio di via Cairoli abbasserà le serrande a fine maggio: al suo posto, sorgerà un ristorantino che, promesso, «manterà arredamenti e spazi antichi».

Aperto dal 1988, e sorto sulle ceneri di una nota Cappelleria, il negozio di Gianluca e Silvia Callegari chiude «per pensione»: e i suoi clienti stentano a crederci, visto che ieri affollavano il negozio alla ricerca delle occasioni. «Andiamo in pensione e vogliamo riposarci - allarga un sorriso Gianluca Callegari -. Oggi siamo diventati nonni e vogliamo godercela un po'. Mia figlia è a New York: finché è rimasta qui, abbiamo pensato che l'attività potesse continuare con lei, ma adesso non abbiamo più stimoli in tal senso. Vogliamo andare a trovare il nipotino e chiudere appena sistemate le ultime cose». Ma l'impressione è che la merce in rimanenza durerà poco sugli scaffali: ieri pomeriggio, il negozio traboccava di gente. «Se è colpa della crisi? Non direi: s'è sentita, è chiaro, ma noi vogliamo solo cambiare vita, però le mura rimarranno attive, sia chiaro - continua il proprietario -. Al posto del negozio, verrà un ristorantino: credo sarà una bella cosa. La persona che ha preso in affitto i locali è seria e ha anche detto che vuole mantenere l'arredamento che lo rende così tipico»: la tettoia anni Trenta fuori, e le antiche scaffalature al suo interno. «Della chiusura, i clienti, certo, non sono rimasti contenti - allarga le braccia Callegari -: ma se ne stanno facendo una ragione. Ora mi scusi: ma devo correre da loro». (p.c.)

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