La difesa Poggiali passa all'attacco: «Daniela condannata in partenza»

Rimini

RAVENNA. «L’ergastolo è arrivato lo scorso 11 marzo, ma la condanna di Daniela da parte della stampa c’era già l’8 aprile 2014: ovvero il giorno in cui è morta Rosa Calderoni all’ospedale di Lugo. Le nuove accuse di omicidio? Innanzi tutto bisogna dire che non sono nuove, perché di quei casi si parla da due anni. Noi possiamo solo dire che ci difenderemo anche su questo non appena avremo accesso agli atti».

L’avvocato Stefano Dalla Valle, difensore di Daniela Poggiali (l’ex infermiera dell’ospedale di Lugo recentemente condannata al carcere a vita per omicidio) convoca la stampa per rispondere a quelli che definisce «i sensazionalismi piovuti addosso alla Poggiali e alla sua famiglia all’indomani della conclusione del processo». Un processo, come noto, finito nel peggiore dei modi per la sua cliente, detenuta nel carcere di Forlì con una condanna in primo grado e un’indagine in corso per almeno altri dieci omicidi che potrebbero esserle imputati nei prossimi mesi.

«Parlare della condanna all’ergastolo in questo momento, senza conoscere le motivazioni della sentenza (che saranno depositate tra circa 70 giorni ndr) è un esercizio piuttosto inutile, tuttavia pensiamo che la “spallata” decisiva alla Poggiali possa essere arrivata dalle famose fotografie con la paziente appena morta. Hanno avuto peso sull’opinione pubblica ed è probabile che l’abbiano avuto sulla corte. Detto questo - aggiunge il legale - Daniela continua ad avere una fede incrollabile nella giustizia». Sulla scelta processuale di non nominare dall’inizio un proprio consulente Dalla Valle aggiunge: «Dovete mettervi nei panni di una persona che si ritiene innocente e che forse all’inizio non aveva nemmeno compreso la gravità della situazione in cui si trovava. Potendo tornare indietro quella scelta andrebbe fatta in maniera diversa e forse anche il processo sarebbe andato diversamente». Ma secondo Dalla Valle un diverso atteggiamento processuale non avrebbe invece evitato quello che per lui è stato un accanimento mediatico: «La nostra scelta sin dall’inizio è stata quella di avere un profilo basso con i media. Ma questo non ha evitato titoli come questi», dice Dalla Valle mostrando la copia di un settimanale di cronaca nera: “L’infermiera killer odiava i suoi pazienti” si legge nella copertina. E poi aggiunge: «Altri giornali (non fa nomi) hanno persino scomodato esperti calligrafici per analizzare una lettera scritta da Daniela dal carcere. Hanno detto che la mia cliente nascondeva qualcosa solo perché scriveva in piccolo. Ma forse non sapevano - conclude - che ciò era dovuto al fatto che Daniela aveva a disposizione solo un foglio piccolo e pochi francobolli».

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