Truffa da 388mila euro al Monsignore

Rimini

RAVENNA. Rinvio a giudizio per i tre presunti truffatori accusati di aver raggirato o tentato di raggirare quindici, tra sacerdoti e monsignori, in un periodo compreso tra l'ottobre del 2011 e il maggio del 2013. Gli episodi sarebbero avvenuti tra la Romagna, la provincia di Bologna e il Veneto.

Tra le vittime mancate anche il vescovo attuale di Ravenna Monsignor Lorenzo Ghizzoni e il suo tesoriere don Guido Marchetti, scomparso nel novembre scorso all’età di 84 anni. Ma uno dei colpi andati a segno, il più clamoroso, riguarda invece un altro anziano monsignore ravennate - in passato segretario del cardinale Ersilio Tonini - a cui (secondo l'accusa del pubblico ministero Angela Scorza) sono stati fatti sparire 388mila euro.

La truffa si avvaleva di copioni collaudati, in cui ognuno dei presunti complici recitava la sua parte.

I tre rinviati a giudizio - un bolognese, un ferrarese e un napoletano di 44, 45 e 43 anni - erano già noti alle forze dell'ordine ed erano soliti contattare i prelati spacciandosi come intermediari in grado di poter recuperare eredità abbandonate di religiosi già morti.

Nel caso dell'ex segretario di Tonini uno dei tre finse di essere un maresciallo dell'Arma in grado di potergli far recuperare 37mila euro che il cardinale perse qualche anno fa sempre a causa di una truffa ai suoi danni. Ma per poter avere quei soldi il monsignore avrebbe dovuto versare degli oneri fiscali su un conto corrente. L'anziano religioso viene così “spremuto”, bonifico dopo bonifico, fino a perdere 388mila euro dall'ottobre del 2011 all'aprile del 2013. Poco dopo il gruppo si rifece vivo in zona tentando di truffare anche l'attuale Vescovo, in questo caso uno della banda si spacciò addirittura per il comandante provinciale dei carabinieri. Il vescovo non ci abboccò e il trio si fece di nebbia. Ma pochi giorni dopo rieccoli: uno dei tre chiama Don Marchetti e si spaccia come il figlio di un fervente cattolico morto da pochi giorni intenzionato a fare una donazione alla Curia da 60mila. Ancora una volta la banda dà prova di poter contare su informazioni dettagliatissime provenienti dagli ambienti della Diocesi, perché quella persona di cui fanno il nome è davvero morta da pochi giorni. Peccato, però, che il figlio sia amico dell'avvocato della Curia, Enrico Maria Saviotti, che annusa la truffa e soprattutto non riconosce al telefono la voce del “vecchio” compagno di scuola. Da qui la denuncia che permette ai carabinieri di stringere il cerchio sui tre. Ieri il rinvio a giudizio di fronte al collegio penale da parte del gup Antonella Guidomei. Prima udienza a ottobre. Alcuni dei preti truffati si sono costituiti parte civile.

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