Le banche danno tre mesi di tempo a Marinara

Rimini

RAVENNA. Marinara verso la salvezza: disponibilità da parte delle banche creditrici a rivedere (e ristrutturare) il debito da 44 milioni di euro vantato nei confronti della società che gestisce il porto turistico di Marina. Ma prima servono un piano economico di rilancio e il collaudo della struttura: tempo tre mesi per presentare il nuovo business plan e poi dritto di corsa al collaudo definitivo del porto che ancora oggi è operativo solo in virtù di collaudi provvisori. Solo soddisfatte queste due caratteristiche, le banche si metteranno a disposizione per aiutare la società di gestione Seaser - e la sua unica azionista Sorgeva - a trovare un “cavaliere bianco”, un finanziatore disposto a investire assieme alla coop agricola Sorgeva sul porto ora indebitato fino al collo, e quindi a “tagliare” il passivo.

Esito positivo, dunque, per l’incontro tenutosi lunedì fino a sera a Milano tra il presidente di Sorgeva Davide Sinigaglia e la cordata delle banche creditrici guidata da Banca Intesa e Unicredit. A darne notizia è il presidente dell’autorità portuale Galliano Di Marco che per primo aveva rivolto l’appello agli istituti di credito perché si evitasse il fallimento di Seaser. «Le banche - ha riferito Di Marco - si sono dette disponibili a negoziare un nuovo business plan e nei prossimi tre mesi si lavorerà su questo. Ora è indispensabile arrivare al collaudo finale di Marinara, traguardo prossimo dato che il 3 marzo scadranno i termini della pubblicazione del progetto di variante, presentato dalla società a dicembre 2015, e il progetto sarà subito trasmesso dall’Autorità portuale al Comune di Ravenna per avere la sua approvazione».

La variante a cui fa riferimento è una “riduzione” del progetto strutturale di Marinara, presentato appunto da Seaser: per contenere i costi, Seaser ha infatti ridotto il piano iniziale togliendo di mezzo le opere che ancora mancavano al collaudo definitivo, tra cui una sala convegni e un distributore di carburante per imbarcazioni, ritenute ormai ridondanti e smisurate rispetto alla crescita del porto turistico che ancora fatica a riempirsi, tra posti barca vuoti e appartamenti sfitti.

La variante rimarrà depositata in Autorità portuale fino a domani, dopodiché passerà al Comune per la sua autorizzazione definitiva così da avere tutte le carte a posto per il collaudo finale. Senza questo, “vendere” è difficile: trovare un partner finanziario che, assieme a Sorgeva, possa sostenere i costi di impresa. Ma prima serve anche un piano economico di rilancio: la coop agricola, che già si è esposta con una fidejussione da 20 milioni di euro, si è detta disponibile a coprire i costi di gestione fino al 2018, ma per l’imprenditore Sinigaglia è necessario l’aiuto delle banche. Nei confronti di Seaser loro vantano crediti per 44 milioni di euro, ma la società nel frattempo – complice la crisi economica e la crisi di Marinara – si è svalutata di almeno la metà: vien da sè che Sorgeva punti a un dimezzamento dei debiti. Possibilità non esclusa dalle banche.

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