Commercianti raggirati per mezzo milione

Rimini

RAVENNA. Avrebbe sottratto a due ex commercianti ravennati del centro - marito e moglie di 72 e 66 anni - circa 530mila euro. Soldi - ricavati dalla vendita di due terreni a Madonna dell’Albero, di fronte al sacrario dei 56 martiri - che gli erano stati affidati dalla coppia per portare avanti un progetto immobiliare e pagare le spese di urbanizzazione su terreni che da agricoli erano diventati edificabili. Ma dopo quasi cinque anni di rinvii e promesse quel progetto è rimasto fermo e i soldi sono svaniti. E così, dopo la denuncia degli ex commercianti, a processo di fronte al giudice Corrado Schiaretti è finito colui che per l’accusa si intascò quei soldi: un geometra ravennate di 65 anni, I. G.

Di lui le cronache locali parlarono a inizio 2014, quando venne denunciato dal vicesindaco Mingozzi per diffamazione. Dopo aver detto che il vicesindaco si era intascato una mazzetta da 200mila euro. Seguì una lettera di scuse con pubblica ammenda e il ritiro della querela.

Ma la vicenda in realtà comincia nel lontano 2007. In quel periodo l’uomo conosce i due commercianti e ne ottiene la fiducia. Marito e moglie sono proprietari di 16 lotti di terreno a Madonna dell’Albero e pensano di farli fruttare. Si raggiunge così un patto: il geometra avrebbe avviato le pratiche per rendere quei terreni edificabili e in cambio avrebbe avuto la metà dei lotti. Si avviano le procedure con architetti e altri professionisti (alcuni dei quali sentiti in aula ieri) e poi si ottiene la variante al Rue nel 2009. Eppure il progetto resta fermo al palo. Ma a un certo punto il commerciante comincia ad avere strani e pressanti solleciti di pagamento dagli architetti. «La cosa mi sembrava strana - ha detto ieri in aula il 72enne - perché in teoria ci avrebbe dovuto pensare lui a pagare tutti». In seguito si decide di comune accordo di vendere alcuni lotti di terreno della coppia per un valore complessivo di 530mila euro. Con quei soldi - girati al geometra oggi imputato - marito e moglie pensano di poter finalmente pagare le spese necessarie, tra cui gli oneri di urbanizzazione. Eppure non si sblocca ancora nulla, tanto che un giorno marito e moglie ormai esasperati si rivolgono agli avvocati civilisti Matteo Santini e Enzo Bozzano per capire dove sia finito quel mezzo milione. E’ il novembre del 2013 e il geometra viene convocato in studio. “Messo alle strette” afferma: «200 mila euro di quei soldi li ho dovuti dare al vicesindaco».

Ma il caso volle che la coppia conoscesse Mingozzi da tempo: «Pensai che era impossibile - ha detto la donna al giudice - sapevamo che persona era e non dubitammo mai di lui». Il geometra venne messo alla porta dai due avvocati che ritennero opportuno avviare subito un’azione civile per recuperare i soldi. Ma quella voce calunniosa in poche settimane arriva direttamente anche al vicesindaco che, come noto, si rivolge subito a un avvocato e denuncia tutto anche con una conferenza stampa. E’ in quel modo che il procuratore capo Alessandro Mancini arriva a conoscenza della storia, chiedendo il rinvio a giudizio del geometra per appropriazione indebita dopo aver ricostruito quei passaggi. I due commercianti - tutelati dall’avvocato Erica Appi - si sono costituiti parte civile e ieri sono apparsi decisamente provati da questa dura esperienza. «Quando sentimmo il geometra dire certe cose nel mio studio - ha dichiarato invece l’avvocato Enzo Bozzano in aula - lo cacciai immediatamente e capì che si stava approfittando di quei signori. Reagii duramente, ma avevo rivisto in loro persone semplici ma con valori. Potevano essere i miei nonni e per loro una stretta di mano aveva ancora un valore». A fine mese la prossima udienza. E toccherà al geometra dare la sua versione dei fatti. Subito dopo arriverà la sentenza. (c.d.)

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