Incendio al Collettivo di natura dolosa

Rimini

RAVENNA. Poche ore dopo la notte di fuoco i ragazzi dell’associazione avevano parlato di «attentato incendiario». E di un gesto doloso, infatti, sembra trattarsi anche se si attende ancora l’esito della perizia dei vigili del fuoco per l’ufficialità. Ma la matrice del rogo che nelle prime ore di sabato ha distrutto i locali del Collettivo autonomo studentesco in via Eraclea non sarebbe di natura politica. All’origine del gesto non ci sarebbero dunque scontri ideologici, quanto piuttosto attriti e frizioni con i residenti. D’altronde, che la convivenza tra i frequentatori dello spazio autogestito e gli inquilini dello stabile e di quelli vicini non fosse idilliaca non era certo una novità; basti dire che appena un paio di giorni prima del fatto era stato richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per far abbassare il livello della musica proveniente dal piano terra dell’immobile di proprietà dell’Acer. E non a caso l’attenzione dei carabinieri di via Alberoni che indagano sull’accaduto sta battendo proprio la pista dei cattivi rapporti di vicinato. I militari hanno alcuni fondati sospetti su cui stanno cercando riscontri. «Anche stamane (ieri mattina, ndr) ho sentito il prefetto Fulvio Della Rocca - ha commentato il sindaco Fabrizio Matteucci - a cui ho confermato l’interesse mio e della comunità ravennate al fatto che sia fatta luce sull’episodio. Se sia stato di natura accidentale o dolosa; e in quest’ultimo caso, che siano accertate le responsabilità, individuali o collettive che siano». Di incendio «largamente annunciato» ha invece parlato il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi che punta il dito sull’assenza di controlli. Facendo il parallelo con gli incendi che hanno interessato in passato lo “Spartaco”, anche per “La Selva” l’esponente di opposizione contesta le modalità con cui i locali erano stati assegnati e come venivano gestiti. «All’inizio c’era un solo responsabile munito di chiavi che aveva lasciato ai condomini anche un recapito telefonico per eventuali problemi. Ma i buoni rapporti hanno cominciato a sgretolarsi quando è iniziata la musica fino a tarda ora. Molteplici le proteste dei residenti con Acer, soprattutto dopo che i possessori delle chiavi si sono moltiplicati». Ancisi sostiene anche che molti di quanti frequentano il centro «non sono studenti», lamenta «sporcizia e sudiciume» e denuncia anche anomale intrusioni: «ultimamente ci si è pure accampato un signore con due cani». Opposto invece il pensiero del primo cittadino, il quale, pur consapevole delle difficoltà di convivenza che nel tempo si sono create tra studenti e residenti, reputa l’esperienza del collettivo autonomo «un patrimonio che non va disperso». E lo fa rivendicando la paternità di quella scelta. «L’incendio - spiega - ha reso inagibile uno spazio per i giovani che ho voluto io qualche anno fa; uno spazio che, per quanto critico anche nei miei confronti, ha offerto un importante contributo sotto il profilo della socializzazione e dell’impegno sociale». Ora che le fiamme - partite pare da un divano e propagatesi al resto dei locali - hanno distrutto la sede del Collettivo, per gli studenti si profila un trasloco forzato anche perché, come rimarcato dal sindaco dopo un colloquio con la presidente dell’Acer, Emanuela Giangrandi, i tempi per la ristrutturazione dell’immobile non saranno brevi e richiederanno alcuni mesi. Almeno temporaneamente per loro si prospetta un trasferimento allo “Spartaco”; a tal proposito, proprio oggi è previsto un incontro in Comune tra i ragazzi del movimento, il sindaco e l’assessore alle politiche giovanili Valentina Morigi. (gi.ro.)

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui