Sommerso dalla terra, salvato dopo due ore

Rimini

BRISIGHELLA. Ha corso il rischio di restare sepolto vivo, ma si è salvato grazie a un’operazione coordinata dei soccorsi che, in circa due ore di intervento, lo hanno estratto da sotto una frana di terra e detriti che lo seppelliva fino alla vita.

Impossibilitato a muoversi e in avanzato stato di ipotermia, il 23enne R.G., residente a San Giorgio in Ceparano, è stato poi tirato fuori e quindi trasportato e ricoverato all’ospedale di Faenza. Le sue condizioni non sono gravi: ha rimediato una frattura a una gamba e diverse contusioni, ma se l’è vista davvero brutta.

L’episodio è successo ieri mattina intorno alle 9.20 lungo la via Urbiano nella parrocchia di Montefortino. Il giovane è un dipendente della ditta di scavi e riparazioni che stava operando sul posto alla sistemazione di un tubo.

Al momento dell’infortunio il ragazzo si trovava in una fossa profonda oltre tre metri, aperta con un escavatore per eseguire l’intervento di riparazione, quando il terreno che lo sovrastava gli è d’improvviso franato addosso. Sarebbe bastato un solo metro cubo in più e quello scavo forse sarebbe diventato la sua tomba. L’allarme è stato lanciato dai colleghi di lavoro che stavano operando nei pressi. Sul posto sono giunti un’ambulanza, l’auto con il medico a bordo, i vigili del fuoco con l’attrezzatura per i salvataggi in montagna e i carabinieri di Brisighella. I sanitari hanno trovato il ragazzo intrappolato fin quasi al petto, ma cosciente, seppure con la pressione bassissima e il volto livido, pallidissimo. Impossibile estrarlo senza procurare ulteriori ferite.

Si è allora deciso di scavargli intorno, utilizzando una vanga e pure sfruttando l’escavatore che era già presente sul posto. E mentre si procedeva in tal senso, i medici e gli infermieri provvedevano a riscaldare il ferito e a praticargli le prime cure direttamente nella complicata posizione in cui il 23enne si trovava. Alla fine i vigili del fuoco sono riusciti a liberarlo e quindi a calare nella fossa la barella su cui il ragazzo è stato in seguito adagiato e sollevato. Man mano che gli arti venivano liberati, il ferito si sentiva sempre meglio e riacquistava maggiore lucidità.

L’operazione ha richiesto un’estrema delicatezza. In ogni fase dei soccorsi il personale del 118 non ha mai abbandonato l’operaio: lo hanno fatto parlare e lo hanno tenuto caldo con una coperta per tutto il tempo.

Quando il giovane è stato infine consegnato a loro, è partita la corsa verso l’ospedale, dove gli sono state somministrate ulteriori cure e prestata una più specifica assistenza.

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