Un libro tra le mani per l'ultimo viaggio

Rimini

RAVENNA. La pioggia battente non ha fermato le centinaia di persone che, ieri, da mattina a sera, hanno voluto rendere omaggio a Enrico Liverani, l’assessore ai lavori pubblici e candidato del Pd a sindaco, scomparso venerdì sera, a soli 39 anni, probabilmente colpito da un malore mentre si trovava alla guida verso casa, al rientro dalla fiaccolata di preghiera per Parigi. Tante le persone comuni che hanno voluto portargli un saluto alla camera ardente, tante quelle note e non solo tra i compagni del Pd, ma anche tra i rappresentanti della società civile. E’ stato il sindaco Matteucci ad aprire i picchetti funebri attorno al feretro e sotto gli occhi di mamma Rossella che, abbracciata ai familiari, ieri non ha lasciato il suo “dolce Enrico” nemmeno un minuto. Dietro al primo cittadino, la giunta, e poi l’ex governatore Vasco Errani, il segretario del Pd provinciale Michele De Pascale, quello regionale Paolo Calvani, l’ex sindaco Vidmer Mercatali. E ancora: i parlamentari Pd Alberto Pagani, Marco Di Maio, Stefano Collina; i consiglieri regionali Manuela Rontini, Gianni Bessi, l’assessore regionale Andrea Corsini, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, quello dell’autorità portuale Galliano Di Marco, il direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini, i sindaci di mezza provincia e non solo. A portare il suo saluto e le condoglianze alla famiglia anche Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei: Enrico, ha detto, era una «grandissima persona Per il Pd una perdita gravissima».

Il dolore dei familiari è compito. Sul vetro della bara a vista, una foto di lui sorridente e quella frase che rimarrà il suo “Credo”: «Sarò sempre dalla parte di chi ha un diritto in meno»; tra le mani, una copia di Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Attorno a lui, che pare dormire, gli amici lanciano in lacrime i loro baci facendosi largo tra le istituzioni che, con il loro picchetto, non hanno mai abbandonato il feretro. Di fronte, la mamma che, pur sfiancata dalle lacrime, ha tollerato per tutto il giorno l’andirivieni incessante dei conoscenti o anche solo dei passanti che hanno voluto salutare il “sindaco”. Perché Enrico Liverani ancora sindaco non era, eppure ieri così vi si riferivano le centinaia di persone in attesa di vederlo. C’erano gli ex colleghi del “Cerchio”, la cooperativa per la quale si era occupato dei ragazzi disabili, e c’erano quelli della Cgil, commossi tanto da commuovere anche il passante ignaro. «Ci eravamo conosciuti di recente - lo ha ricordato il presidente dell’Abi, Patuelli, all’uscita dalla camera ardente -, mi è sembrata una persona fornita di un’elevata razionalità, di costruttività e di forte disponibilità ad ascoltare oltre che a esprimere indirizzi».

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