Uccise una donna, niente processo

Rimini

RAVENNA. Tamponò l’auto che aveva davanti provocando la morte di Elena Zanzi e il ferimento degli altri quattro occupanti. Spinse a fondo sull’acceleratore speronandola nel rettilineo tra Marina Romea e Porto Corsini perché, come cercò di spiegare agli psichiatri, a suo avviso quella vettura «sprigionava energie negative».

Ma nessuno pagherà. Affetto da un grave disturbo bipolare, infatti, l’automobilista - Antonio Salvatore Di Camillo, 53enne di origini abruzzesi - è stato giudicato incapace di intendere e di volere. E come tale, non imputabile e nemmeno punibile.

Per questa ragione ieri mattina in sede di udienza preliminare il giudice Janos Barlotti ha accolto la richiesta avanzata dal legale dell’automobilista, l’avvocato Igor Gallonetto che ne aveva chiesto l’assoluzione avanzando comunque richiesta di rito abbreviato; d’altronde non una ma ben due perizie (la prima disposta in sede di indagini preliminari dal gip Antonella Guidomei, la seconda dal gup Rossella Materia) avevano evidenziato i problemi psichici del 53enne che incredibilmente, nonostante i segnali del suo disagio si fossero manifestati anche precedentemente, aveva la patente e poteva guidare.

Resta però la sua pericolosità sociale e per questo nell’udienza lampo di ieri il gup ha disposto nei confronti del pirata della strada la misura di sicurezza del ricovero per tre anni nella struttura clinica specializzata del Bolognese dove finora è stato assistito; dovrà restarvi fino al 2018 con l’obbligo di seguire la terapia farmacologica prescritta dai medici.

Ancora da definire invece i risarcimenti per le parti offese, tra cui figurano i parenti e i quattro giovani che quella sera erano in macchina con la vittima, assistiti dagli avvocati Pierluigi Barone e Alessandro Vasi. Mentre la psicologa 43enne morì dopo quattro giorni di agonia al Bufalini di Cesena dove era stata portata in fin di vita, i suoi compagni di viaggio se la cavarono con lesioni comprese tra otto e ventun giorni di prognosi.

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