Nove medici finiscono a processo

Rimini

RAVENNA. Un’infezione dopo l’intervento a cuore aperto e, dopo pochi mesi, la morte: nove medici del Maria Cecilia Hospital finiscono a processo per omicidio colposo. La famiglia della vittima, morta a soli 47 anni dopo un intervento per un aneurisma all’aorta, si è costituita parte civile.

Comincerà nell’ottobre del 2016 il processo per omicidio colposo ai nove medici che, in servizio nella clinica di Cotignola, sono entrati in contatto con il 47enne di origine napoletana Lorenzo Natale, nei lunghi e difficili mesi del suo ricovero. Natale entrò in clinica il 21 luglio del 2011 per aneurisma all’aorta ascendente e per insufficienza valvolare aortica moderata: l’indomani, venne operato e poi cominciò il lungo recupero. Ma da quell’intervento, il 47enne non si riprese mai abbastanza e nel novembre seguente morì. I famigliari presentarono esposto e il pm Angela Scorza fece sequestrare la cartella clinica: le indagini vennero poi effettuate dai carabinieri che raccolsero le prime perplessità dei famigliari. Secondo la consulenza medico legale, il trattamento e l’indicazione chirurgica non furono appropriati, almeno tanto quanto la gestione clinica farmacologica post operatoria. Il nodo sarebbe stato nell’utilizzo di una valvola e nel dosaggio degli antibiotici. Tutti aspetti che ora il processo snocciolerà in maniera dettagliata, ma per il momento le difese dei nove professionisti affidate ai legali Fabio Fanelli, Leonardo Panzano e Bruno Micolano si dicono tranquille. Lo stesso fa la clinica per la quale i nove medici operano. «Sul caso del signor Natale, conducemmo tutte le verifiche del caso comprese le indagini interne e non ravvisammo responsabilità dei professionisti - mette da subito in chiaro l’amministratore delegato del Maria Cecilia Hospital, Bruno Biagi -: prendiamo atto della decisione del giudice e siamo certi che le nostre posizioni verranno spiegate e chiarite durante il dibattimento».

Quello del 47enne sarebbe stato dunque un caso «molto sfortunato», secondo la clinica di Cotignola. «Riteniamo di avere avuto un comportamento in linea con la corretta gestione di questo tipo di pazienti - prosegue Biagi -, per il signor Natale le cose non sono andate bene, ma non crediamo che la responsabilità sia della struttura o dei professionisti. Noi abbiamo fatto indagini interne, esaminato il caso in grande dettaglio cercando di capire cosa era successo, come è per noi routine quando avvengono cose simili, purtroppo nella Cardiochirurgia a volte le cose non vanno come ci si auspicherebbe».

I guai clinici per la vittima cominciarono da più lontano, con un infortunio sul lavoro nel quale rimase ferito a una gamba. Poi le complicazioni e infine il ricovero a Cotignola e il delicato intervento al cuore. Vicende che lo provarono tanto da renderlo di certo più vulnerabile, ma per la Procura i medici avrebbero «cagionato il decesso per negligenza e imperizia». (p.c.)

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