Fecondazione eterologa, si comincia

Rimini

RAVENNA. Via libera alla prima fecondazione eterologa nelle strutture pubbliche ravennati. Grazie a due donatori di liquido seminale, verranno effettuati tra novembre e dicembre i primi tre cicli su altrettante coppie che, tra le oltre cento in attesa al centro pubblico di Fisiopatologia della riproduzione di Lugo, hanno fatto richiesta per una fecondazione eterologa. Impossibile ad oggi garantire quelle di eterologa femminile per la “penuria” di donatrici, a parte quelle che hanno messo a disposizione i propri ovociti “avanzati” congelati da altri trattamenti; ma la Regione ha trovato la soluzione e proprio nei giorni scorsi ha ufficializzato che, in virtù di un bando pubblico, le Ausl emiliano romagnole potranno ovviare alla mancanza di gameti accedendo alle riserve delle banche estere. Non stanno nella pelle i medici ravennati: «Ora è bene sensibilizzare alla donazione: queste coppie vanno aiutate».

Era settembre dello scorso anno quando, dopo l’apertura della Consulta, anche la Regione Emilia-Romagna, con una decisione storica, diceva sì alla fecondazione eterologa anche nelle strutture sanitarie pubbliche. Due in Romagna i centri specializzati dell’Asl unica: Cattolica e Lugo. E qui, le richieste in poco tempo si sono sommate l’una sull’altra nella speranza che il percorso fosse attivabile subito. In realtà, ci sono voluti oltre 13 mesi, ma ormai è questione di settimane e la prima coppia entrerà in laboratorio. Nel dettaglio, ad oggi, al centro di procreazione assistita di Lugo sono 75 le richieste pervenute per la fecondazione eterologa femminile, 40 per quella maschile. Nel primo caso, a “mancare” alla coppia sono gli ovociti in grado di essere fecondati; nel secondo, gli spermatozoi. «Stiamo partendo anche noi con le prime coppie - spiega Valeria Rambelli, responsabile del servizio di Fisiopatologia della riproduzione di Lugo -: abbiamo due donatori di liquido seminale e grazie a loro, tra novembre e dicembre partiremo con i primi tre cicli di fecondazione eterologa maschile». Se questi, poi, non andranno a buon fine, le coppie non dovranno essere rimesse in lista d’attesa come avviene in altre Ausl della Regione, ma saranno considerate ormai prese in carico: per cui, a loro basterà attendere i due o tre mesi clinicamente fisiologici per poter ripetere il ciclo. Ma il vero scoglio, fino ad ora, non sono stati i tempi d’attesa, quanto invece i donatori che scarseggiavano. «Donare per una donna è molto più complesso che per un uomo - spiega la dottoressa Rambelli -: ci si deve sottoporre a una somministrazione di ormoni, a una serie di ecografie e poi al piccolo intervento di recupero degli ovociti». Il tutto, gratis. Almeno in Italia. «Ma qui c’è anche un problema di cultura della donazione: per questo, stiamo avviando delle campagne di sensibilizzazione sul tema. Donare i gameti deve essere considerato al pari della donazione di sangue o di organi - dice la responsabile -. E comunque, ora la Regione ha trovato la soluzione: partirà a breve un bando di concorso attraverso cui le Asl potranno convenzionarsi con le banche di gameti, che probabilmente saranno estere. La speranza è che anche in Italia si diffonda nel più breve tempo possibile la cultura anche di questo tipo di donazione».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui