«Cesare era partito per pagarsi il mutuo. Sognava di tornare a casa e lavorare la terra»

Ravenna

CASOLA VALSENIO. Alle 21 di ieri, la notizia sta appena facendo il giro del paese, a Casola Valsenio. I vicini non hanno visto ancora il tg, però, e il ferale annuncio arriva via telefono. «Cesare, davvero Cesare? Ma se l’ho visto poco prima che partisse...». Cesare Tavella era molto attaccato alla sua terra e al suo podere, comprato con tanti sacrifici oltre 15 anni fa, e poi rimesso in sesto dopo un lungo lavoro di ristrutturazione alla sua casa: solo un rudere allora, ora un gioiello recuperato mattone dopo mattone dallo stesso Cesare. «Era veterinario, voleva lavorare la terra, ma i lavori alla casa gli erano costati tanto e fare l’agricoltore non rendeva molto. Così aveva deciso di partire, anche per ragioni economiche: doveva pagarsi il mutuo. Ma me lo diceva sempre: “quando andrò in pensione, tornerò qui a lavorare la mia terra”». Stefania Malavolti, titolare dell’azienda agricola Scania, a Settefonti, nella campagna di Casola Valsenio, era la sua vicina. Ha saputo della tragedia solo ieri sul tardi e fatica a parlare: le parole le escono tra un sospiro e l’altro. «Lui veniva dalla Lombardia - racconta -. Aveva comprato questo podere più di 15 o 16 anni fa, era venuto con la moglie e la figlia piccola. Dopo poco tempo, era rimasto a vivere da solo, e aveva continuato a fare l’agricoltore mentre si rimetteva a posto la casa, ma di soldi ce ne volevano tanti, per questo aveva lentamente cominciato a prendere gli ingaggi all’estero tramite la Fao e un’organizzazione per la quale lavorava. Mi diceva che partiva per lo più per questioni economiche ma che il suo sogno era ritornare a godersi la sua casa». E il rifugio in campagna, appena poteva, se lo godeva davvero. «Cesare veniva qui spesso con gli amici: ne abbiamo alcuni in comune, mamma mia... - Stefania fatica a proseguire -. Era simpatico, alla buona, persona tranquilla e affabile». Lo stesso racconta di lui l’ex sindaco di Casola Valsenio, Giorgio Sagrini, primo cittadino dal ’99 al 2009. «Era una persona eccezionale - scuote il capo Sagrini -. Ci siamo conosciuti proprio in Comune quando facevo il sindaco. Veniva spesso: stava curando la ristrutturazione dell’immobile a cui teneva tanto e che si era comprato nel podere Castellaro, a Settefonti, tra Casola e Zattaglia. Ci lavorava tantissimo e partiva proprio per ripagarsi le spese. Stava via per lunghi periodi ma quando tornava era un piacere vederlo nella sua terra a cui era davvero attaccatissimo». Da quando però si era innamorato anche delle trasferte all’estero come cooperante internazionale, il podere lo aveva lasciato in affitto: lo lavorava un agricoltore del posto.

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