Hashish e armi acquistati nei parchi di Faenza

Rimini

RAVENNA. Si può comprare una pistola al parco Verde di Faenza a soli 90 euro e a vendertela può essere un pusher marocchino arrestato lo scorso fine settimana per detenzione di hashish e cocaina e liberato lunedì dopo aver patteggiato un anno di reclusione con la condizionale.

Emergono anche questi dettagli ripercorrendo a ritroso l’ultima folle giornata di Marin Gjeloshi, l’albanese di 22 anni arrestato da polizia e carabinieri per l’incredibile tragedia costata la vita all’amico ventenne Andrey Goncharov, di origini russe, ma residente da anni con la famiglia Ravenna in via Cerchio. Andrey è stato ucciso dal proiettile sparato dall’amico Marin nell’abitazione di un altro ventenne bosniaco in via Fratelli Roselli, a Faenza, giovedì sera. Un colpo partito da un Beretta calibro 7,65 che era stata rubata pochi giorni prima a Imola. «Non pensavo fosse carica - ha dichiarato agli inquirenti Marin - prima l’avevo “scarrellata” ed erano caduti i proiettili. Ho fatto fuoco ed è partito il colpo». Un errore che è costato la vita dell’amico Andrey e che cambierà anche la sua. Quella di un giovane padre di un bimbo di tre anni, disoccupato e senza permesso di soggiorno, ora accusato di omicidio volontario e detenzione illegittima di armi. Domani Marin - difeso dall’avvocato Eva Pregu - comparirà davanti al giudice per la convalida del fermo.

Ma cosa era successo a Faenza prima delle 21.20 del 13 agosto, ora in cui nel salotto di casa via Fratelli Roselli 4 si consuma la tragedia?

A ripercorrere quella giornata è lo stesso Marin Gjeloshi che, a suo dire, è solito passare diversi mesi in Italia in cerca di lavoro, soprattutto come bracciante agricolo.

Circa tre anni fa conobbe per la prima volta Andrey, con il quale era entrato in confidenza. Un fatto confermato anche dalle foto postate dai due su Facebook che li ritraggono insieme in un locale notturno.

Giovedì pomeriggio Marin aveva cominciato a preparare la sua serata già alle 15.30, recandosi in corso Saffi per comprare del fumo da un pusher che incontra non lontano da un un distributore automatico di bevande. Compra 15 grammi di hashish e spende 60 euro. Poi va a casa del suo amico in via Fratelli Roselli e lascia dentro il fumo, ma mentre è al parco Verde dice di incontrare per caso un marocchino in bicicletta. Si tratta di un trentenne appena arrestato per droga e condannato a un anno di reclusione con la condizionale lunedì scorso, ma è già libero e ha già una pistola. Gli propone l’ “affare” a 90 euro. Si tratta di un Beretta rubata pochi giorni prima a Imola. Lui accetta perché pensa di poterla rivendere a un connazionale a 160 euro. Ma non ha i soldi allora torna in bici a casa dell’amico a prelevare e poi chiude l’“affare”. Ma alle 18 deve tornare a casa per accudire il figlio. Resta lì fino alle 20.15 in attesa della moglie. Nel frattempo arriva a casa sua l’amico Andrey. Sono le 20.30 quando escono di casa, hanno appuntamento con altri due ragazzi albanesi. Tutti insieme vanno a casa di Omar. Si fuma hashish e si gioca a Gta. Un gioco con la Play - vietato a i minori - in cui devi più o meno fare il criminale. Devono uscire tutti assieme, ma Omar vuole finire la sua partita. Lui non guarda dietro di sé, non pensa a nulla, sente solo ridere. Andrey è accanto a lui su un divano. Alle 21.20 Marin tira fuori il “ferro”. Scarrella, scherza, toglie il caricatore che si svuota. I proiettili cadono per terra. Si fanno pure una foto e la mandano su Whatsapp ad alcuni amici. Marin scherza col fuoco: non sa che le semi-automatiche non sono pistole a tamburo. Anche se svuoti il caricatore il primo colpo ti resta in canna. E così prende la mira da pochi metri, punta la testa di Andrey e lo ammazza.

Carmelo Domini

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