Giovanni Desio ricorre in Appello

Rimini

RAVENNA. «Spero che la pena venga ridotta». E Giovanni Desio fa appello. L’ex parroco di Casalborsetti condannato lo scorso 15 maggio a dieci anni e otto mesi di reclusione per atti sessuali con minorenni è pronto a tornare davanti ai giudici. Per alleggerire il macigno della sentenza di primo grado e tentare così di evitare in futuro il carcere. Il ricorso alla Corte d’Appello è stato depositato giovedì dal suo difensore, l’avvocato Battista Cavassi, che il giorno prima gli ha fatto visita nella struttura per religiosi in Umbria dove attualmente Desio si trova agli arresti domiciliari. Provato, pare, più che dall’entità della condanna maturata in primo grado, dal suo nuovo stato laicale, deciso a maggio dalla Congregazione per la dottrina della fede con un decreto trasmesso alla Diocesi di Ravenna (con la relativa dispensa dal celibato).

Adesso l’ex sacerdote si prepara a questo nuovo passaggio giudiziario dove conta di ottenere uno “sconto” del provvedimento emesso dal Gup Antonella Guidomei. Nel ricorso la difesa avanza dubbi sul cosiddetto “affidamento” che invece è stato contestato in primo grado. In sostanza la gravità del reato è inasprita dal fatto che Giovanni Desio avesse sui ragazzi una funzione di vigilanza e di custodia dal momento che i minorenni frequentavano la sua parrocchia. «E’ vero, c’era una frequentazione - spiega l’avvocato Cavassi - ma non li aveva giuridicamente in consegna».

La difesa punta anche al riconoscimento delle attenuanti generiche che il giudice ravennate non ha invece applicato. «Nonostante - commenta l’avvocato - avesse già provveduto a risarcire con 100mila euro i ragazzi».

«E’ provato. L’ho comunque tranquillizzato», si limita a dire l’avvocato Cavassi che a Giovanni Desio ha consegnato anche le motivazioni della sentenza di primo grado firmate dal Gup Guidomei. Quelle 56 pagine in cui il giudice, motivando la sua decisione, ha definito l’ex parroco «un manipolatore subdolo che sceglieva le sue vittime tra i soggetti più indifesi, sia per problematiche familiari che personali. Un modus operandi espressivo di un progetto delinquenziale attentamente studiato e assiduamente coltivato».

L’ex religioso, come noto, era accusato di atti sessuali con minorenni e anche di violenza sessuale nei confronti di uno di loro. Tutti ragazzini che negli anni scorsi avevano gravitato attorno alla parrocchia di “don John” fino all’arresto clamoroso eseguito dalla squadra mobile il 5 aprile del 2014. Appena un mese prima Desio era finito con il suo Suv BmwX1 dentro il canale del paese. Venne salvato da alcuni passanti, ma emerse il fatto che era in stato di ebbrezza. E così per riabilitarsi agli occhi dell’opinione pubblica utilizzò i profili Facebook di quelli che definiva “i ragazzi del don”, sui quali lanciava messaggi di fuoco contro la stampa locale. Ma un genitore capì che dietro a quelle parole d’adulto non poteva esserci suo figlio e si presentò in questura facendo scattare l’inchiesta. Un’indagine - coordinata dal pm Isabella Cavallari - che in pochi giorni fece emergere un quadro sconcertante. Un anno dopo la condanna. A una pena maggiore rispetto alla richiesta della Procura (nove anni). Ora l’ex reverendo chiede lo sconto.

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