«Sono fuggito perché non ero assicurato»

Rimini

RAVENNA. Si era tagliato barba e capelli, ma il testimone che lo aveva visto scappare dopo l’incidente lo ha riconosciuto lo stesso: «E’ lui», ha detto giovedì sera negli uffici della polizia municipale. E così per Plumb Zebelaj, ex pizzaiolo disoccupato albanese di 35 anni senza precedenti, sono scattate le manette. Arrestato per l’omissione di soccorso sul 12enne che aveva investito investito lunedì sera in via Cassino alla guida di una Renault Clio senza assicurazione. Ieri pomeriggio, in carcere, la convalida dell’arresto di fronte al gip Antonella Guidomei che si è riservata una decisione sulla custodia cautelare. A differenza del povero Gionatan - purtroppo deceduto dopo l’incidente di un anno fa a Ponte Nuovo - in questo caso ci si trova di fronte a un investimento che ha portato al ferimento del ragazzino e quindi al reato di lesioni colpose aggravate che potrebbe portare al massimo agli arresti domiciliari. In attesa della decisione del giudice, però, il pizzaiolo resterà in carcere dove ieri - difeso dall’avvocato Luca Donelli - ha ammesso le proprie responsabilità rilasciando dichiarazioni spontanee al termine dell’udienza di convalida. «Sono scappato perché ho avuto paura - ha detto in sintesi Zebelaj - guidavo un’auto non assicurata e temevo per le conseguenze». Un atteggiamento di collaborazione che stride non poco con lo sciagurato tentativo di messinscena orchestrato in questi giorni con la probabile collaborazione della sua convivente che ora rischia di essere indagata per favoreggiamento. Dopo l’investimento del ragazzo in bicicletta, Zebelaj era infatti sceso dall’auto, aveva leggermente spostato il 12enne e gli aveva detto “Torno subito, aspetta qui”. In realtà si era poi allontanato a bordo della Clio con il parabrezza danneggiato, lasciandolo sull’asfalto con ferite da 40 giorni di prognosi. Due giorni dopo al comando della Municipale - quando la caccia al pirata era già entrata nel vivo - si presentano due persone: una donna albanese e Zebelaj che, nel frattempo, si era tagliato barba e capelli. La donna racconta una storia che non sta in piedi; dicendo di aver prestato l’auto a un connazionale di cui non conosceva il nome per farsela assicurare, ma che quest’ultimo gliel’aveva riportata incidentata. Lei però non gli aveva creduto. Il tutto mentre Zebelaj nei corridoi del comando recita la parte dell’accompagnatore distaccato. La Municipale finge di crederci e nel frattempo convoca i testimoni che, uno per uno, riconoscono e incastrano uno sbarbato Zebelaj.

 

 

 

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