Nella villetta le lettere d'addio

Rimini

RAVENNA. La malattia, la tristezza, la sua Paola. Quella vita alla quale a tratti non riusciva a dare un senso. Marco, prima di uccidere e uccidersi, avrebbe messo nero su bianco il suo disagio: fogli e appunti sparsi, con scarabocchi e pensieri in libertà, lettere d’addio che ora i carabinieri del comando di Cervia e Milano Marittima che stanno indagando sull’omicidio e suicidio di Savio, hanno trovato nella villetta del delitto e acquisito. Proseguono quindi le indagini sulla morte di Paola Fabbri, la parrucchiera 56enne uccisa lunedì mattina con un colpo di pistola alla testa dal compagno Marco Rossi, 57 anni, che dopo aver fatto fuoco, ha scaricato l’arma prima sul cane della coppia, e poi su se stesso, uccidendosi

Le lettere d’addio. C’è da capire se gli scritti trovati a casa dei due siano un vero e proprio biglietto d’addio vergato e lasciato dal 57enne prima di sparare a Paola, al cagnolino Sky e prima di togliersi la vita, o se invece siano pensieri in libertà scritti nei giorni scorsi quando nella sua mente la tragedia stava prendendo corpo. Ad ogni modo, gli scritti sarebbero totalmente compatibili con la ricostruzione di quanto avvenuto. Se fossero datati e se qualcuno li avesse visti prima, forse Marco Rossi poteva essere fermato.

Le indagini. Ma d’altronde, nessuno si è accorto davvero del mostro nero che lo stava divorando, nemmeno la stessa Paola che con lui ha vissuto fino all’ultimo momento, sorpresa forse nel sonno dalla follia del suo compagno. Anche i familiari, già sentiti dai carabinieri, hanno confermato quanto ipotizzato dagli inquirenti: il velo di tristezza e qualche malessere sul volto di Marco lo avevano notato, ma nulla che lasciasse presagire un gesto simile. Tantomeno l’uccisione della compagna Paola: lo stesso ha detto la povera madre della donna, la prima a fare l’amara scoperta lunedì mattina quando, al momento del pranzo, si è spinta fino in camera della coppia a cercare i due e li ha trovati in un lago di sangue. Ha urlato tanto da attirare l’attenzione dei vicini che hanno poi chiamato i soccorsi. Ora, sui due corpi è probabile che la procura (l’indagine è coordinata dal pm Monica Gargiulo, sul posto è intervenuto anche il procuratore capo Alessandro Mancini) disponga l’autopsia.

La pistola. Quanto all’arma detenuta regolarmente, poi, nessun dubbio. Fino all’ultima riforma, non era obbligatoria la presentazione del certificato medico per il rilascio dell’autorizzazione alla detenzione dell’arma. Così era stato anche per Rossi al quale, però, va detto, nessuno specialista aveva mai diagnosticato una depressione certificata. Il 57enne aveva fatto la guardia giurata per pochi mesi e tanti anni fa e deteneva ancora regolarmente sia armi che munizioni.

 

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