Stampare una casa non è più solo un sogno e ora Wasp punta dritto all'Expo 2015

Rimini

MASSA LOMBARDA. Quel giorno a Roma, Massimo Moretti si giocava molto. Forse tutto. Se avesse fallito, se la stampante alta 3 metri che aveva portato dalla Romagna non si fosse rivelata in grado di lavorare l’argilla, la comunità degli “smanettoni” avrebbe decretato il fallimento del suo progetto. Pollice verso. Gli avrebbero detto, un po’ come Briatore in Apprentice: “Sei fuori!”.

Quello dei makers è un mondo speciale, dove in partenza tutti sono disposti a darti credito, a scambiarsi le esperienze, a condividerle, per crescere assieme. La filosofia è l’open source. Ma è anche un mondo che non perdona i “pataccari”.

In quella partita a poker, Moretti non era sicuro di avere la mano vincente. Durante l’estate, l’estrusione di argilla non sempre gli era riuscita alla perfezione, anzi. Eppure quella volta “doveva” funzionare.

Era inizio ottobre 2013 e per Maker Faire, la più importante fiera nazionale del settore, Moretti aveva chiesto uno spazio di 60 metri. Addirittura il doppio di quello concesso ad Arduino, un’eminenza tra le stampanti 3D. Poi si era portato dietro i pezzi della sua Delta, li aveva assemblati sul posto, e aveva dato il via all’esperimento.

Ma l’artigiano di Massa Lombarda non bluffava. Tra lo stupore di molti, e lo smacco di qualcuno che lo aspettava al varco, quel giorno a Roma la Delta ha fatto il suo dovere. Dimostrando che può stampare diversi materiali, argilla compresa. E il team Wasp si è preso cinque gagliardetti blu: votato “Progetto più interessante” dai giornalisti del settore.

Un mese dopo, a Londra, Wasp ha vinto il premio della critica al 3D PrintShow. Tutto ciò in mezzo a una serie di inviti a fiere, conferenze, manifestazioni di ogni tipo e in ogni dove. La prossima in Marocco, alla Biennale di Marrakech.

Ingegno e orgoglio romagnolo, anzi italiano, se ce n’è uno. Già, ma dove eravamo rimasti? Più di un anno fa, era ottobre 2012, il Corriere parlò di Wasp (World Advanced Savers Projects), di quella missione “da niente” che in un capannone di Massa Lombarda si erano dati: salvare il mondo. In che modo? Costruendo case a bassissimo prezzo con grandi stampanti tridimensionali. E utilizzando materiali poveri, da trovare sul posto, come appunto l’argilla.

A dire il vero, allora il sogno era abbastanza vago. «Eravamo al 10% del progetto - dice Moretti -. Adesso? Siamo al 50-60%». Una crescita inattesa, vorticosa. L’azienda resta piccola, una decina di persone più qualche collaboratore. Ma la meta si avvicina. E senza dover dire grazie a nessuno, perché Wasp continua ad auto finanziarsi. Vende stampanti 3D che sono in grado di fresare. Lavorano non solo per sottrazione, come le più classiche, ma anche per addizione del materiale. Costano tra i 1400 e i 2000 euro l’una. Il ricavato viene reinvestito in sviluppo e ricerca.

Per costruire case in argilla abitabili, un giorno servirà una stampante alta almeno 10 metri. Intanto la prossima sarà di 4. Una volta pronta, l’idea è di sperimentarla costruendo una casa in calce e mattoni.

Moretti vorrebbe farlo entro l’anno. Progetta di spedire la sua “cartolina” in vista dell’Expo 2015 di Milano. Se per caso interessa, Wasp c’è.

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