Uccisa da qualcuno che conosceva

Ravenna

RAVENNA. Pia Rossini è stata uccisa da una persona che conosceva, qualcuno che aveva già visto o che forse frequentava. Questa l’ipotesi principale che anima l’inchiesta - coordinata dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal suo sostituto Stefano Stargiotti - sul giallo di Cotignola. Un’indagine che ora punta i fari nella vita privata della donna. I carabinieri stanno cercando di scavare tra le conoscenze dell’ex sarta in pensione e di ricostruire nel dettaglio le ultime ore di vita dell’81enne, ritrovata cadavere dal figlio poco dopo le 12.30 di martedì con una cintura di un accappatoio al collo. Era stato lui - un ex meccanico esodato di 57 anni, descritto da tutti come molto legato alla madre - ad allertare il 118 e in un primo momento si era pensato anche a un suicidio. Una pista abbandonata dopo poche ore di fronte alle troppe, evidenti, contraddizioni. Pia quel giorno era infatti in procinto di uscire, aveva un appuntamento con il medico e un altro appuntamento lo aveva preso per il giorno dopo con una parrucchiera a domicilio. Mancavano poi biglietti di addio e dalla casa - come riferito ieri - sono spariti circa trecento euro, erano in uno dei cassetti trovati aperti dalla Scientifica dei carabinieri. Eventualità che lascerebbe pensare a una specie di rapina, o comunque a una colluttazione finita in tragedia.

Gli inquirenti stanno ora letteralmente passando al setaccio la vita privata della vittima che dal 2001 abitava con il figlio e che circa un anno e mezzo fa era rimasta vedova del secondo marito.

Accanto alla loro abitazione ci sono anche le case di altri parenti. Ma nessuno ha visto o sentito nulla di sospetto all’ora del delitto che, per il medico legale, potrebbe essere avvenuto tra le 10 e le 12.

Decine, intanto, le persone interrogate. Un intero paese, o quasi, in queste ore ha risposto alle domande degli investigatori. Domande che - stando a quanto si commentava ieri tra le strade e nei bar di Cotignola - hanno un unico filo conduttore: raccogliere testimonianze sui movimenti della donna e anche sulle persone che frequentava.

Il tutto in attesa che la Scientifica dei carabinieri fornisca i primi responsi. Gli inquirenti sono infatti convinti che sui mobili di casa e sui vestiti e sull’ “arma” del delitto (la cintura dell’accappatoio della donna) possano trovarsi impronte o tracce di Dna dell’assassino.

«I tempi giornalistici non si conciliano con quelli delle indagini, ma stiamo facendo tutto il possibile». Il pm Stargiotti invoca pazienza e, nel frattempo, “congela” l’autopsia. «Prima di conferire l’incarico - spiega - vogliamo avere tutti gli elementi a disposizione».

«Al momento - specifica invece il procuratore capo Mancini - l’indagine è ancora contro ignoti».

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