Ceccarelli pronto a sfidare il Pd

Rimini

RAVENNA. La Pigna di Bucci e Bartolotti si presenta alla città e lancia la sfida al Pd calando l’asso di Giovanni Ceccarelli. Niente di ufficiale, ma il nome dell’ingegnere ravennate è da ieri qualcosa di molto più che ufficioso. Lo si è capito da tanti segnali e soprattutto dal suo discorso, mezzora abbondante sul palco salotto del Mariani, in cui ha toccato tanti temi ma soprattutto quello della Darsena e del suo futuro. Punto cruciale per lui e per i suoi futuri sostenitori.

La sala del Mariani è piena, ma non strapiena. Variegata la platea. Molti i professionisti: avvocati, medici, imprenditori (anche qui soprattutto del porto). La futura lista civica ambisce a essere trasversale. Ma a occhio, al momento, lo è solo da centrodestra a destra. Di sinistra al Mariani se ne vede poca.

Assente, invece, Silvio Bartolotti, il patron della Micoperi che non ha mai nascosto il suo interesse per l’esperimento di Bucci. Scelta mediaticamente azzeccata, perché avrebbe tolto la scena al suo ingegnere più prezioso (Ceccarelli - come scritto da mezzo mondo - è quello che ha ideato il piano per raddrizzare la Concordia). E forse Bartolotti avrebbe tolto scena anche a Bucci che, da padrone di casa, se la cava bene. Lancia pochi messaggi, ma chiari, pacati i toni: «Fare sistema». «Puntare su turismo e cultura». «Superare vecchi steccati ideologici e partitici, capire che il futuro della città è un futuro comune». L’unico passaggio da campagna elettorale è sul 2019: «La Pigna nasce dopo la sconfitta della candidatura. Quello è stato solo il progetto dell’amministrazione, ma la sconfitta purtroppo è stata di tutti noi». Poi annuncia i primi appuntamenti: «Stati generali della Cultura, tavolo sul turismo e festa della Pineta». Pineta che ritorna anche nel simbolo. «Perché la pigna? perché è umile e tamugna». Bucci prova poi a far chiarezza sui finanziatori: «Mi chiedono chi c’è veramente dietro la Pigna? E io rispondo solo 20 amici che vogliono fare qualcosa per Ravenna, ma la Pigna sarete soprattutto voi». Infine tocca a Ceccarelli, ultimo a parlare. Unico dei quattro saliti sul palco per il quale - guarda caso - c’era il curriculum vitae anche nella cartella stampa. L’ingegnere comincia a parlare ricordando una frase del padre, il partigiano repubblicano Epaminonda, morto nel 2011. «Sono nato libero e voglio morire libero». «Basta lamentarsi - dice Ceccarelli - ci si deve sentire liberi di esprimersi». Tanti i richiami al mare «che deve essere parte integrante del nostro territorio». L’ingegnere ricorda anche i nuovi e i vecchi progetti per la Darsena e invita a traguardi più ambiziosi ma concreti. L’invito finale è «dare un futuro a chi ci seguirà». Non sfuggono nemmeno due passaggi: «Sono credente» e «Bisogna rispettare la natura e i daini». Prove tecniche di trasversalità.

«Un discorso da candidato sindaco? No - replica Ceccarelli, dribblando i cronisti - è solo il discorso di uno che ora vorrebbe dare una mano un’associazione appena nata e a questa città».

 

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