Disastro in pineta, nessun colpevole

Rimini

RAVENNA. Il rogo durato tre giorni e 60 ettari di bosco in fumo. Cancellata la storia della pineta, divorati pini millenari e una vegetazione che ora, per ricostruirsi, impiegherà decenni e decenni: per quella devastazione, provocata dalla mano umana, nessuno pagherà. La Forestale, dopo due anni e mezzo di accertamenti e appostamenti e diversi sospetti (concentrati in un primo momento su due persone che mai vennero incriminate) chiude le indagini senza colpevoli. La zona, assicura il comandante della Forestale, Giovanni Naccarato, verrà comunque mantenuta sotto controllo. Monitorata non solo perché ritenuta zona troppo delicata da “abbandonare”, ma perché di fronte a un minimo indizio gli uomini della Forestale sono pronti a riaprire le indagini. Intanto, la distesa bruciata libera lo sguardo verso il mare: impossibile non vedere le ingressioni marine a ridosso del bel bosco che non c’è più. Specie con le alluvioni e le mareggiate dell’ultimo inverno, l’acqua ha tentato in più occasioni di inondare la pineta e di mangiare decine di metri, ma le ingressioni non riguarderebbero la parte incendiata: lì, assicura il comandante della Forestale, rimboschimenti e rinaturalizzazione stanno proseguendo. Insomma, la pineta sta riprendendo il suo posto. Lentamente.

Da quel 19 luglio del 2012, di mesi ne sono passati diversi. In due anni e mezzo di indagini, non si è arrivati a incriminare nessuno ma due sono state le persone messe sotto inchiesta: sentiti come testi, avevano fornito dichiarazioni poi smentite da successivi accertamenti. Troppo poco per essere accusati di aver appiccato il fuoco. In 50 mesi, decine e decine le persone sentite, tanti i filmati delle telecamere visionati alla ricerca di indizi: un lavoro che non ha tralasciato nulla, ma che già in partenza si sapeva essere quasi impossibile.

Il fuoco venne appiccato in due punti diversi, nei campi agricoli interni alla pineta, usando liquido infiammabile. Chi agì lo fece volutamente in una giornata “perfetta” per un piromane. Quel 19 luglio non c’era solamente un caldo estivo leggermente superiore alla media, ma c’era soprattutto un vento caldo che spirava dal mare verso l’entroterra. In pochi minuti le fiamme si spostarono dai due inneschi verso il cuore della pineta e una colonna di fumo nero sin alzò in cielo, visibile fino a Ravenna. Poi, però, ci vollero tre giorni per spegnere il fuoco: la curiosità di qualche folle che si era addentrato nelle zone ancora "accese" per "rubare" foto o ricordi rallentò i primi soccorsi.

 

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