«Aspettatevi altri morti da amianto, gli operai rischiano mille volte di più»

Rimini

RAVENNA. «Aspettatevi altri morti. Soprattutto tra i lavoratori del polo chimico nati negli anni ’40 e ’50. Questa “epidemia” non è ancora conclusa e non dimentichiamoci mai che i casi di tumori da amianto tra i lavoratori del petrolchimico ravennate sono di mille volte superiori rispetto alle popolazioni considerate normali. La media è di un caso ogni milione di persone, qui parliamo di un malato ogni mille».

A parlare è ancora una volta Roberto Calisti, il “superperito” della procura, il medico del lavoro dell’Ausl delle Marche che nel corso delle indagini ha analizzato più di 80 casi di ex operai del petrolchimico colpiti da tumori causati direttamente dall’esposizione all’eternit.

Calisti ripercorre nuovamente quei casi di fronte al giudice Milena Zavatti incalzato dalle domande del pm Monica Gargiulo nel corso dell’ultima udienza sul maxi processo che vede sul banco degli imputati i vertici delle varie società della galassia Eni che negli anni si sono succedute nella gestione della chimica ravennate. Erano 25 gli imputati dopo il rinvio a giudizio, ora sono venti. Nei giorni scorsi un altro ex manager è morto a 85 anni.

Calisti indica nomi, date di nascita e date di morte di quegli operai. In mezzo storie lavorative che sono più o meno tutte uguali. Elettricisti, coibentatori, muratori, assunti giovanissimi e deceduti poco dopo la pensione. Vite e morti tenute unite da un solo filo conduttore: l’amianto.

Il rischio in aula è quello di assuefarsi: di ricordare le cifre e ma non le storie di quelle persone e delle loro famiglie. Poi Calisti arriva alle sue conclusioni. Tanto semplici quanto spietate: «Le industrie chimiche avevano bisogno di calore per produrre e il calore veniva conservato con la coibentazione che si faceva con l’amianto. Ecco perché quelle fabbriche erano piene di eternit. I lavoratori che hanno costruito quegli impianti e quelli che lavoravano alla manutenzione sono quelli che ne hanno respirato di più e per questo si sono ammalati di più. Tuttavia - aggiunge Calisti - dobbiamo aspettarci nuovi casi di tumore in futuro. Soprattutto tra chi è andato in pensione dopo, soprattutto lavoratori nati negli anni ’40 e ’50. Quanti? Spero siano di meno, perché con il passare degli anni la consapevolezza dei rischi era aumentata, ma è presto per dirlo».

Prossima appuntamento al 16 aprile per quella che sarà molto probabilmente l’udienza chiave dell’intero processo, con gli avvocati della difesa che saranno impegnati a smontare il lavoro scientifico del “superconsulente” della procura.

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