«Mio figlio vittima del serial killer? Tante analogie, la Procura indaghi»

Rimini

RAVENNA. Vadim, 22 anni, venne trovato morto, a pancia in giù nel Marano, quattro giorni prima di Luna: secondo le prime indagini, morì affogato dopo essere caduto nel canale a Riccione ubriaco. Lei, 24 anni, la trovarono morta, vestita solo del reggiseno, in mare a Rimini, di fronte al bagno 61 di Torre Pedrera: cadde in acqua, si disse, forse dopo una dose. Ora che sulla morte di Anna Maria “Luna” Stellato la Procura di Rimini ha aperto un fascicolo per omicidio volontario nel sospetto sia la terza delle vittime del serial killer 32enne marocchino arrestato a Catania proprio per omicidio, anche il padre del giovane ravennate morto all’alba della Notte Rosa del 2012 chiede che si riaprano le indagini sul decesso del figlio: «La sera della sua scomparsa, Vadim litigò con dei ragazzi marocchini. Indagate sui tabulati telefonici del serial killer: è tre anni che combatto, io non mi arrendo».

Il giallo. Vadim Piccione, 22 anni appena, partì dalla sua casa di Ravenna alla volta di Riccione la sera del venerdì per non farvi più ritorno. Sceso dal treno, quando raggiunse con gli amici a piedi i locali al Marano era già brillo. L’amico fidato lo perse di vista alle 2 della notte e tornò a casa da solo, sicuro che Vadim se la sarebbe cavata anche questa volta. Invece no: venne ritrovato cadavere la mattina di domenica, alle 5. Secondo l’autopsia, il 22enne morì tra le 5 e le 17 di sabato. Ciò sta ad indicare che, nella ricostruzione degli ultimi istanti di vita di Vadim, c’è un buco che va dalle 3 alle 15 ore, un’eternità sulla quale nessuno ha ancora fatto luce. E Giuseppe Piccione, padre di Vadim, non si rassegna, certo che in quel maledetto canale qualcuno glielo abbia spinto.

Il serial killer? E con la storia di Luna, Giuseppe ha trovato qualche analogia. «Vadim e Luna vennero trovati morti nello stesso modo, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro e in maniera analoga - racconta Giuseppe -. Anche solo questo basterebbe per continuare a indagare sulla morte di mio figlio: i miei legali e quelli della madre di Luna si scambieranno ora i fascicoli alla ricerca di qualche spunto in più...».

Quel litigio strano. Ma qualche idea, Giuseppe, l’ha già. «Dalle indagini sulla morte di Vadim emerge il racconto di un suo amico. Disse che mio figlio, nel tragitto a piedi tra la stazione e il Marano, aveva trovato da dire con un paio di marocchini. Era stato proprio l’amico a intervenire per sopire la lite, ma nessuno gli ha mai chiesto di descrivere gli stranieri - allarga le braccia Giuseppe -: vale la pena chiedere oggi un confronto». E ancora: i tabulati. «Perché non confrontare i tabulati telefonici di Vadim con quelli del 32enne marocchino in galera, per capire se la notte della sua morte i due telefoni siano stati agganciati dalla stessa cella? Io non mollo».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui