Accusò un prete di averlo violentato: fu sesso consenziente

Rimini

RAVENNA. Aveva denunciato per violenza sessuale un prete della Diocesi di Ravenna che tra il settembre e l’ottobre del 2012 lo ospitava nella sua parrocchia. «Mi ha narcotizzato e poi violentato». Parole messe nero su bianco in una denuncia in procura e poi ripetute in un’intervista al Corriere Romagna che - nel dicembre del 2012 - contribuì a togliere il velo al primo di una serie di scandali a sfondo sessuale che in questi mesi hanno colpito la curia. Dopo oltre due anni di indagine quell’inchiesta che ha interessato le procure di Ravenna, Ferrara ed ha coinvolto anche le squadre mobili di due città del sud Italia è stata finalmente chiusa con una richiesta di archiviazione firmata dal pm Filippo Di Benedetto della procura estense. Secondo il magistrato quella tra l’allora 21enne - un “consacrato laico” proveniente da una città campana - e il prete di un paese del Ravennate fu una semplice storia di amore omosessuale finita male. Con il 21enne che non si voleva rassegnare a lasciare la casa del parroco dal quale si era sentito sedotto e abbandonato. Da qui la sua scelta di fargliela pagare raccontando di aver subito un rapporto sessuale che in realtà - come altri - fu del tutto consenziente tra persone adulte. Nulla di penalmente rilevante insomma e ora il ragazzo rischia di finire sul banco degli imputati per calunnia.

A spingere la procura a chiedere l’archiviazione sono state le contraddizioni emerse nel racconto del ragazzo, ricostruzioni delle tre presunte violenze subite ritenute “lacunose e poco attendibili” dagli inquirenti. A scagionare il prete sono state soprattutto le dichiarazioni di una terza persona, anche lui giovanissimo e dichiaratamente omosessuale, che in quel periodo abitava nella canonica. Quest’ultimo raccolse le confidenze del 21enne che, ai primi di settembre, era stato prelevato dal prete ravennate in persona in una struttura religiosa campana per cominciare un periodo di preghiera in Romagna. Ma il regolamento prevedeva un soggiorno massimo di due settimane. Secondo il testimone il primo rapporto tra i due si consumò appena arrivati nel Ravennate e tutto continuò tranquillamente fino a quando il prete impose al 21enne di andarsene per non violare le regole (o almeno quella regola). La sua reazione fu però veemente e, secondo il testimone, fu lui in un’occasione ad aggredire il prete. «Io lo amo!» gli disse un giorno.

La versione del 21enne sarebbe però smentita anche dai tabulati dei due cellulari. In una delle notti indicate come quelle dei presunti abusi i due telefonini agganciano infatti celle diverse.

Elementi che per l’avvocato Nicola Casadio - difensore del 21enne - non sarebbero però sufficienti a stabilire che quella sera i due non si videro mai. E anche per questo il legale si opporrà alla richiesta di archiviazione. Ma indipendentemente dall’esito penale della vicenda per la Curia ravennate si torna a parlare di scandali a sfondo sessuale. Nella lunga intervista concessa al Corriere a fine 2012 il 21enne rivelò uno spaccato impensabile: «Conosco almeno cinque o sei religiosi della provincia notoriamente gay e conosciuti negli ambienti omosessuali del Bolognese. E’ qui che gravitano - raccontò il ragazzo - ma non fanno nulla per nascondere di essere religiosi. Uno di loro ad esempio è conosciuto con il soprannome di “sacerdotessa” e io stesso ho visto festini in cui partecipava con travestiti e ventenni adescati chissà dove. Altri ancora preferiscono le saune di Bologna e molti di loro fanno presenza fissa in un locale gay che si chiama Red, anche se ormai il luogo di incontri preferito è diventato la rete e in particolare un sito che si chiama “Gayromeo”. Se ho mai raccontato tutto questo ai vertici ecclesiastici? Certo che l’ho fatto, sono stato sentito da persone molto in alto».

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