Anche la Curia chiede i danni a Don Desio

Rimini

RAVENNA. Anche la diocesi di Ravenna chiederà i danni a Don Desio. La Curia compare infatti tra le quattro parti civili che ieri mattina si sono costituite di fronte al gup Antonella Guidomei durante la prima udienza del processo che vede imputato l’ex parroco di Casal Borsetti, accusato di atti sessuali e violenza sessuale su minori, adescamento di minori e anche di sostituzione di persona per aver utilizzato i profili Facebook di alcuni ragazzi. Una scelta, quella della Diocesi, il cui valore morale supera nettamente quello processuale. Oltre alla curia si sono costituiti parte civile anche i genitori di due dei quattro ragazzi vittime delle attenzioni morbose del prete e anche l’associazione “Dalla Parte dei Minori” che da anni opera nel Ravennate. Contro quest’ultima costituzione la difesa di Don Desio (avvocato Battista Cavassi) si era opposta, mentre non aveva sollevato obiezioni sulla richiesta della Curia. Il gup le ha comunque ammesse tutte.

 

 

 

 

Ma da ieri la diocesi tira un grande sospiro di sollievo anche per gli effetti garantiti dalla scelta del rito abbreviato fatta da Don Desio. Rito che, oltre a garantire lo sconto di un terzo della pena al sacerdote, rende impossibile la chiamata in causa di altre parti. Ciò vuol dire che i genitori dei minori non potranno più chiedere i danni alla Curia che rischiava risarcimenti record in caso di sentenza sfavorevole. “Don John” si è invece dichiarato disponibile a versare fino a 100mila euro complessivi alle famiglie dei quattro minori. Lo farà anche per ottenere un ulteriore sconto di pena. Rischiava 14 anni, ora al massimo ne farà 9 e 3 mesi. La sentenza arriverà a maggio. Ma chi ieri si aspettava il suo ingresso in aula è rimasto deluso. «Il suo psicoterapeuta glielo ha sconsigliato» spiega l’avvocato Cavassi, che aggiunge: «Dalla prossima udienza ci sarà e in queste ore sta scrivendo una lettera di scuse che vorrebbe rendere pubblica».

L’ex parroco, dopo sette mesi di carcere a Forlì, ora passa le sue giornate in una cella diversa, quella di una “casa sacerdotale” gestita da cappuccini vicino Città di Castello. «Anche per uscire dalla sua stanza - racconta l’avvocato - ha bisogno di un permesso». E così, senza Desio, di fronte all’aula ieri c’erano solo i genitori dei ragazzini e i loro avvocati (Giovanni Scudellari ed Ermanno Cicognani). Solo due famiglie su quattro hanno però scelto di andare fino in fondo in tribunale. Tra questi c’è il padre che fece partire l’inchiesta della Mobile. A un anno dall’arresto di Desio, appare provato ed evita con ferma cortesia i taccuini dei cronisti. Fu lui a vedere alcuni commenti apparsi su Facebook con la firma del figlio e rimase colpito dall’aggressività mostrata nei confronti dei giornalisti che in quei giorni raccontavano dello scandalo del prete finito dentro il canale di Casal Borsetti alla guida del suo suv Bmw in stato di ebbrezza. Il genitore rimase colpito anche dall’orario di quei post. Era mattina e il figlio sarebbe dovuto essere a scuola. Solo dopo si capì che quelle parole da adulto erano in effetti di Desio che, pochi giorni dopo, finì intercettato. Il mosaico ricostruito dalla Mobile diretta dal pm Isabella Cavallari fu a dir poco inquietante. Emersero regali in cambio di sesso e tanto altro. La polizia fu costretta a intervenire il 5 aprile scorso. Desio, al telefono, organizzava i dettagli di un incontro con un 15enne che sarebbe sceso in ferie a Casal Borsetti. “Ti porterò a cantare a Sanremo” gli diceva. In cambio, però, voleva qualcosa. Era stato esplicito e lui aveva accettato. Avrebbero dormito assieme nella canonica del paese. L’appuntamento era stato fissato per la settimana santa.

 

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