Casalboni minacciato in carcere

Rimini

RAVENNA. Schiacciato dal peso di prove pesanti e inquietanti e ora minacciato in carcere anche dagli altri detenuti in fermento: «Quell’infame non lo vogliamo». Passa le giornate così Ido Werther Casalboni, l’ex immobiliarista di 66 anni, arrestato venerdì scorso con l’accusa di aver tentato più volte di avere un rapporto sessuale con una ragazzina di appena 11anni e di aver incendiato l’auto della madre “rea” di averlo denunciato.

A incastrarlo c’è soprattutto una registrazione fatta dalla ragazzina con il suo cellulare. Un file audio dal contenuto esplicito che l’11enne aveva salvato sul proprio smartphone dandogli un nome che ora ha un suono drammatico “Aiutatemi”. Casalboni - difeso dall’avvocato Ermanno Cicognani - questa mattina si presenterà di fronte al giudice per l’interrogatorio di garanzia. Molto probabilmente si avvarrà del diritto al silenzio, finora l’ex vicepresidente del Ravenna (di cui arrivò a detenere fino al 35%) ha solo negato di aver mai toccato quella bambina. Ma del resto è la stessa 11enne ad aver più volte smentito la circostanza. La ragazzina, infatti, ha sempre detto di essere stata avvicinata da Casalboni che cercava di aver un rapporto sessuale con lei offrendole cifre anche altre. In quella registrazione finita in mano alla Squadra Mobile l’imprenditore parte offrendo 500 euro e poi arriva a tremila. Alla fine la ragazza si alza e se ne va. Ma è solo uno dei tanti episodi narrati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Rossella Materia. Episodi in gran parte non trascrivibili, in una cornice di squallore impensabile.

Ma la pericolosità sociale di Casalboni, secondo il gip, si evince soprattutto dal comportamento tenuto quando viene a sapere della denuncia della madre della ragazzina. Prima le brucia l’auto, poi arriva a prendere contatti con due pregiudicati ravennati (condannati entrambi per associazione a delinquere di stampo mafioso e uno per omicidio) . Casalboni, poco prima di Natale, chiede loro un “favore” e ottiene un incontro con uno di loro in un bar vicino alla sua abitazione. Al telefono si parla in codice ma per gli inquirenti quell’incontro potrebbe essere legato a quello che avviene nelle notti del 4 e del 6 gennaio. In due occasioni ignoti tentano di scassinare l’entrata del garage della casa dove abita la madre della ragazzina. Insomma la vendetta di uomo che - per sua stessa ammissione - non avrebbe più nulla da perdere. Per il gip un uomo violento, ossessionato dal sesso e caduto in una spirale di perdizione e alcol dopo il fallimento della sua azienda.

In carcere Casalboni continua a dichiararsi innocente, non dorme, vorrebbe rifiutare il cibo. E’ nella stessa cella dove era passato anche Don Desio, al piano terra, guardato a vista e tenuto lontano dagli altri detenuti. Loro gliel’hanno giurata. Il clima a Port’Aurea si è fatto pesante e il suo trasferimento a Forlì o Ferrara potrebbe essere solo questione di ore.

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