Vandali nella sede delle donne musulmane

Rimini

RAVENNA. Agli atti di vandalismo sono, loro malgrado, abituate «anche se ogni volta - commenta la presidente dell’associazione Life, Marisa Iannucci - si provano una grande amarezza e sconforto».

Era già capitato altre volte in passato, anche nella vecchia sede di via Ravegnana dove venne addirittura appiccato fuoco alla porta. Ma non è che col trasferimento nell’attuale sede di via Caorle l’andazzo sia cambiato.

In media ogni tre-quattro mesi viene presa di mira. A volte si tratta di piccoli danneggiamenti, come le insegne rotte. Più spesso invece si tratta di vere e proprie incursioni mirate. Era successo l’estate scorsa quando furono rubati i tappeti. Ed è avvenuto nuovamente nella serata tra venerdì e sabato scorsi quando qualcuno ha divelto il gazebo prendendo a martellate i pali della struttura e la cucina del ristorante utilizzato in occasione del Festival delle Culture, che rappresenta la principale fonte di finanziamento dell’associazione che riunisce le donne musulmane.

Al di là del danno economico (non trascurabile per una onlus), preoccupano le tensioni addensate attorno ad un’associazione simbolo della multiculturalità. Gesto dimostrativo di natura xenofoba, ritorsione o semplice danneggiamento? L’atto - che giunge a poche settimane dal rogo doloso appiccato al centro di cultura islamica di Massa Lombarda (a cui la Life aveva pubblicamente espresso la propria solidarietà) - non è stato rivendicato e al momento la denuncia sporta alla polizia è contro ignoti.

Diverse le ipotesi al vaglio, dall’attacco razzista («avvertiamo un crescente clima islamofobo») a quello vandalico fine a se stesso. Ma non vengono escluse a priori anche eventuali tensioni tra le varie anime che compongono la comunità islamica ravennate.

D’altronde la Life è un’associazione da sempre nel mirino per l’attività che svolge. «In effetti la vita della nostra istituzione è piuttosto movimentata» racconta la Iannucci, che di fronte all’ennesimo attacco si trova di fronte ad un bivio: restare o trasferirsi?

«In questi anni mi sono fatta l’idea che un ente come il nostro avrebbe bisogno di una sede più visibile, magari in centro, proprio per prevenire e scongiurare atti come questo. Ci troviamo in un quartiere particolare dove le problematiche non mancano e la nostra posizione è piuttosto isolata. Vedremo se sarà possibile. Certo è che se resteremo qui saremo costretti a installare delle telecamere nella speranza di far cessare le incursioni». (gi.ro.)

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