Caraffe "alla candeggina": la Procura apre un'inchiesta

Rimini

RAVENNA. La Procura della Repubblica di Ravenna ha aperto un fascicolo sul caso delle “caraffe alla candeggina” dalle quali venerdì mattina 21 piccoli della scuola materna “Arcobaleno dei bimbi” di via Caorle hanno bevuto acqua, finendo poi in ospedale per essere sottoposti ad accertamenti che hanno escluso intossicazioni.

Il pm di turno Cristina D’Aniello ha ora disposto ulteriori accertamenti anche alla luce di quanto riportato dai giornali ieri.

L’allarme nella scuola materna del quartiere Darsena era scattato verso le 10 di venerdì, orario della merenda mattutina. Quando una delle maestre ha versato l’acqua nei bicchieri dei piccoli ha notato un odore strano, avvertito anche da alcuni bambini, di un’età compresa tra i tre e i cinque anni. Qualcuno ha subito sputato l’acqua, uno - forse per lo spavento - ha cominciato a piangere e altri hanno avvertito nausea. Le insegnanti, nel dubbio, hanno allertato il 118. Poco dopo i bambini sono stati trasferiti per accertamenti al pronto soccorso, ma le visite hanno scongiurato problemi di salute.

Del resto, stando all’esame di un residuo di acqua rimasto in una delle caraffe, la concentrazione di cloro era simile a quella dell’acqua di una piscina, anche se di quasi sei volte superiore a quella del rubinetto (0,61 mg/l contro 0,11 mg/l).

L’ispezione dell’Ausl ha però già sollevato alcuni dubbi procedurali. In particolare se sia consentito l’uso della candeggina per i lavaggi e se tutti i contenitori avessero l’apposito simbolo necessario per gli alimenti

Stando a una prima ricostruzione dei fatti sembra che le caraffe fossero rimaste in ammollo nella candeggina per togliere le macchie lasciate dal tè. Subito dopo sarebbero state risciacquate e poi messe nelle lavastoviglie. Una procedura - curata dalla Camst - che si era sempre ripetuta senza problemi. Forse questa volta è mancato un passaggio o forse una delle caraffe (si pensa la più usurata) aveva assorbito eccessivamente la candeggina a causa della porosità della plastica.

Per fortuna tutti i bambini sono stati dichiarati in ottima salute una volta dimessi. Per loro la disavventura è stata già archiviata, ma non lo è ancora per i loro genitori rimasti comprensibilmente scossi dall’accaduto e traumatizzati da quella chiamata inaspettata a metà mattina. Sono loro, ora, a voler sapere come sia stato possibile tutto ciò e soprattutto a chiedere che non si ripeta mai più.

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