L'omaggio a Sic non era autorizzato: tre ultras del Ravenna a processo

Rimini

RAVENNA. Tre ultras del Ravenna Calcio a processo con la singolare accusa di “manifestazione non autorizzata”. Sta infatti avendo un’inaspettata appendice giudiziaria quanto avvenuto nell’ottobre del 2011 attorno allo stadio Benelli, dove i tifosi giallorossi del Ravenna inscenarono un corteo con uno striscione e tamburi che aveva in realtà un duplice scopo: protestare per non poter introdurre quel materiale in curva (sulla scorta delle recenti leggi varate sulla violenza negli stadi), ma anche ricordare Marco Simoncelli che proprio quella domenica (era il 23 ottobre del 2011) era morto dopo un tragico incidente avvenuto durante il Gran Premio di Malesia a Sepang. Un giorno di lutto per lo sport italiano e sull’onda emotiva di quella tragedia anche i tifosi della curva “Mero” vollero fare un piccolo omaggio al pilota romagnolo. E così prepararono uno striscione con una semplice frase: “Ciao Sic”. Ma le disposizioni in materia di sicurezza negli stadi proibiscono l’ingresso in curva di messaggi non autorizzati. E per questo, come per i tamburi, anche allo striscione venne interdetto l’accesso al Benelli. Nonostante tutto gli ultras non si fermarono e decisero di fare un improvvisato giro dello stadio. A quel punto, però, il corteo si trasformò in una sorta di manifestazione e in quel caso sarebbe servita un’apposita autorizzazione della questura. Un nulla osta che - per ovvi motivi - i tifosi non potevano avere. D’altra parte la Digos non potette evitare di segnalare la situazione all’autorità giudiziaria (avrebbero a loro volta commesso un reato) e il procedimento penale ha fatto poi fatto il suo corso. E dire che quel giorno attorno al Benelli accadde in realtà anche un bell’episodio dal punto di vista sportivo: ai tifosi del Ravenna infatti si unirono spontaneamente anche quelli della Virtus Verona (la terza squadra scaligera dopo Hellas e Chievo) che diedero il loro omaggio allo sfortunato pilota. Insomma, nessuna tensione particolare, ma trattandosi appunto di una forma di manifestazione doveva essere autorizzata dalla questura in base a quanto disposto da un Regio decreto del 1931.

Le successive indagini portarono alla denuncia di tre tifosi: ovvero quelli considerati leader della curva e quindi “organizzatori” del corteo. Tutti e tre i tifosi sono ora difesi all’avvocato Giovanni Adami del foro di Udine, considerato tra i massimi esperti in materia di Daspo e sicurezza negli stadi. Sull’intera vicenda è comunque incombente la prescrizione. Prossima udienza il 17 marzo. (c.d.)

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