Non siamo più i primi

Rimini

Scuola e sanità nella realtà odierna continuano a costituire elementi essenziali dello stato sociale, rappresentano i due più consistenti centri di spesa del pubblico denaro sul versante dello Stato e della Regione. La scuola, tradizionalmente legata allo stato centrale infatti, vede, oggi, il sistema delle autonomie locali fortemente coinvolto nella distribuzione dell’offerta formativa e degli indirizzi, nell’edilizia scolastica e nel diritto allo studio, (mense, trasporti, servizi ed assistenza ). La sanità è, prevalentemente, governata e finanziata dalle regioni. Fino a poco tempo addietro, un largamente maggioritario giudizio negativo di ragionierismo fulminava chi avesse osato porsi il problema del rapporto costo-beneficio in questi settori; i tanti, che così reputavano, spiegheranno, ora, le proprie ragioni a coetanei, figli e nipoti disoccupati o cassintegrati vari causati da questo modo di governare.

Relativamente alla scuola si confermano i dati relativi alla differenza negativa, per livelli d'apprendimento, della nostra regione rispetto alle capoliste, con un conseguente effetto economico per le tante aziende in crisi, causa la mancanza di innovazione determinata da carenze culturali. Se le scuole dell’infanzia di Reggio Emilia sono eccezionali, non è detto lo siano le altre; come i nostri tempi pieni, in alcuni casi produrranno eccellenze, ma, in molte situazioni, semianalfabeti. Nella sanità, l’elenco dei primi dieci migliori ospedali italiani, prevalentemente del Lombardo-Veneto, non comprenderebbe alcun ospedale emiliano-romagnolo, Elettori, nauseati dalle guerre per bande spesso solo per potere, da sempre fedeli alla grande forza politica, in regione, largamente maggioritaria, nelle recenti primarie delegittimano moralmente i gruppi dirigenti, premiando un personaggio proveniente da altra storia politica. Oggi, l’unico sindaco emiliano-romagnolo presente nell’organo dirigente del

partito democratico in parola, è il sindaco di Forlì, uomo di centrosinistra, ma proveniente da una tradizione diversa dal partitone emiliano che comunque ha ancora solidi origini nel Pci.

Forse, se intendiamo riportare la nostra regione al livello dell'Imperiale Lombardo Veneto, cioè dell’Europa, sarebbe opportuno prendere atto del differenziale, con umiltà, senza la spocchia dei primi della classe, ascoltare, riflettere e, con modestia, proporre quelle inevitabili, sovente impopolari, innovazioni, che, sole, potrebbero evitarci un destino nel terzo mondo. In altri termini, una radicale discontinuità di persone, idee e stili rispetto a quanto si è potuto vedere sino d’ora nel governo delle istituzioni.

Luigi Migliori (già dirigente scolastico)

(Cesena)

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