Un viaggio nella vendetta

Rimini

IL LIBRO

Un viaggio
nella vendetta

“Occhio per occhio”… Così recita il Vecchio Testamento. Per le prossime festività regalati e regala un libro. “Storia della vendetta” di Antonio Fichera (Castelvecchi Editore). Un viaggio appassionante ed erudito nel sentimento più primordiale del genere umano. Un lungo viaggio dentro i ciechi meandri di uno dei sentimenti più atavici e profondi della storia umana, appunto la passione vendicatrice.

Un libro colto, ma non pedante, un excursus attraverso l’arte, letteratura, cinema, nella “giustizia ordinaria”, oltre i confini immaginifici di un lontano e oscuro mondo arcaico. Là dove impera la Furia – la “lex talionis” – l’implacabile Bibbia che recita “il giusto gioirà, quando avrà visto la vendetta”.

Dunque, vendetta connaturata, indicibilmente legata all’animo e alla storia dell’uomo. Una vendetta che in realtà, dagli immemorabili tempi, sembrerebbe rappresentare l’esigenza psicologica di ristabilire l’equilibrio turbato, e sembrerebbe derivare da uno di quei principi della Fisica che regolano l’intero Universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Insomma, vendetta “naturale” e addirittura “necessaria”. Tanto che sono dovuti passare millenni e millenni perché la Sanguinaria Creatura cambiasse nome prendendo quello di “Legge”, e da soggettiva diventasse sociale: materia di codici, tribunali, giudici. Doma, ma non sconfitta, perché la Vendetta aleggia sempre tra noi, nell’epoca trionfale dell’uomo super corticale, super civilizzato, super tecnologico. Procedendo nel tempo l’Autore tutt’altro che privo (qua e là), di irriverente humour, fa rientrare nell’eterna categoria vendicatoria anche la Rivoluzione Francese: non poco ispirata dal furioso “risentimento” nutrito dal Terzo Stato e dal popolino per i soprusi e le angherie troppo a lungo patite sotto – l’ancien regime – con conseguente utilizzo a pieno ritmo della “salvifica” ghigliottina inventata all’uopo e affettuosamente chiama “Louisette”.

Dunque un viaggio strabiliante, sanguinario, spettacolare. La vendetta che è oltre ogni limite. La Nemesi – la giustizia punitrice degli Dei dell’Olimpo – le spietate Erinni della Grecia – i fantasmi punitivi della Cina – la “cultura della vergogna” e il “dovere sociale” della punizione dell’Hidalgo spagnolo. C’è anche la “vendetta elegante ed il delitto bello” – il boia papalino – Pandora e “il bel male” – il vendicativo dono di Zeus agli uomini – c’è il taglione e il contrappasso. C’è l’infedele Tristano che è ucciso da Isotta dalle bianche mani. E l’Egitto di Horus, il Dio figlio di Osiride, l’archetipo della vendetta allo stato puro. Anzi l’essenza stessa della vendetta, il riequilibrio mediante l’eliminazione dell’origine del Caos, dell’ordine universale e della verità.

C’è Andrea Vesalius, vecchio studioso di anatomia (personaggio realmente esistito) che ha fama di essere stregone e ha una moglie giovane e bella. Costei lo tradisce da mattina a sera … Però è un po’ perplessa perché dopo poco tempo i suoi innamorati spariscono nel nulla. Un giorno, l’esuberante sposa decide di confessare le sue colpe. Lo scienziato senza scomporsi, rivela candidamente, mostrando le ossa, che li ha uccisi tutti per utilizzare i resti scarnificati nelle sue ricerche di anatomia. Sempre impassibile, e in nome della scienza, Vesalius disosserà anche la graziosa e civettuola consorte. Un capitolo è dedicato agli americani (USA) che balzano subito ai primi posti della classifica dei vendicativi. Dal tempo della bomba atomica su Hiroshima, fino alla guerra contro l’Afghanistan e l’invasione dell’Irak, secondo l’autore “le reazioni materiali alle offese sono sempre state attuate dagli americani con tassi di interesse degni di uno strozzino” e per di più perpetrate “infischiandosene della riprovazione della maggioranza delle nazioni civili”. Una delle chiavi interpretative di questo atteggiamento potrebbe essere fornita da considerazioni socio-culturali: per esempio che per oltre due secoli sono rimasti “costantemente isolati dall’Europa, essendo intenti ad appropriarsi di un Paese che non apparteneva loro, colonizzando con inaudita violenza”.

Il volume conclude la sua rabbrividente cavalcata citando ”Dogville” l’ultimo film di Lars Von Trier, che in campo cinematografico può essere considerato, fino ad oggi, la più approfondita e lucida opera sulla vendetta. Perché “per quanto convinta pacifista, la protagonista del film, ha capito sulla propria pelle che in situazioni estreme la vendetta può costituire l’unico rimedio per salvarsi e per ristabilire l’ordine” … Appunto come in un remoto codice di Osiride. Buona lettura.

Auguro a tutte e a tutti buone feste e felice anno nuovo.

Giancarlo Rossi

Rimini

 

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