Il Comune in causa con Hera per la discarica

Rimini

IMOLA. I Comuni del faentino non pagano la quota di disagio ambientale per portare i loro rifiuti alla discarica imolese. Hera non incassa e quindi non versa al Comune di Imola quanto gli spetterebbe in cambio dei rumori, della puzza, del via vai di camion e di tutti gli altri disagi che accompagnano i rifiuti in via Pediano.

Il risultato è che se non verrà trovato un accordo sul milione 800mila euro che manca dalle casse comunali, a maggio Comune di Imola ed Hera si ritroveranno in tribunale, l’uno contro l’altra.

La causa è stata intentata nell’aprile scorso, ma il contenzioso risale ben più indietro nel tempo. E’ infatti dal 2006 che i Comuni di Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Faenza, Riolo Terme e Solarolo non versano ad Hera la parte di disagio ambientale del servizio di smaltimento dei rifiuti, convinti che non sia dovuta.

Hera la pensa diversamente e quindi da quella data ha bloccato il pagamento del corrispettivo di quelle quote al Comune di Imola per un totale che ad aprile 2013 ammontava a un milione e 800mila euro, cifra che nei restanti sei mesi è cresciuta ancora.

Nel dicembre del 2011 l’amministrazione comunale imolese prese la decisione di procedere per vie legali ed approvò la delibera con cui veniva affidato l’incarico all’avvocato padovano Giandomenico Falcon. Nell’aprile del 2013, quindi oltre un anno dopo, furono citate in giudizio sia Hera Spa che Hera Ambiente.

Ora il Tribunale di Bologna ha fissato l’udienza per il maggio prossimo. L’assessore all’Ambiente di Imola Davide Tronconi è però fiducioso che si arrivi ad una transazione in tempo utile ad evitare che la vicenda finisca davanti al giudice.

«Ci siamo dovuti tutelare - spiega - . Peraltro ho incontrato Hera a dicembre e da qui a un mese ci dovremo rivedere per capire come trovare una soluzione. Hera dice che non sente la responsabilità della cosa, ma per quanto mi riguarda l’unica possibile soluzione è che ci diano quanto dobbiamo avere».

Tutti i protagonisti sono convinti di essere nel giusto. Anche l’assessore Gaspare Minzoni, che da qualche mese è subentrato alla guida dell’assessorato alle Attività economiche del Comune di Faenza, che riferisce come si sia originato quell’ammanco. L’Ato, l’ente che definisce i servizi idrici e dei rifiuti nella provincia di Ravenna, anzi li definiva dato che gli Ato sono stati sostituiti da un unico soggetto regionale, l’Atesir, non inserì la quota per “disagio ambientale” nella tariffa che i Comuni del faentino chiedevano ai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti.

I Comuni non incassavano e quindi non versavano ad Hera. «Questo era il passato e non può essere che si chieda di andare in tasca ai Comuni ora. Per il futuro - prosegue Minzoni - se l’Atesir deciderà di inserire quella quota nelle tariffe, e sarà oggetto di discussione, equamente anche i nostri Comuni pagheranno quanto versano gli altri».

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