La libertà va ancora liberata

Rimini

IMOLA. C’erano almeno 500 persone ad accogliere don Luigi Ciotti sabato sera a Imola nella sala conferenze del seminario in occasione del ventiseiesimo anniversario dell’uccisione del giudice Alberto Giacomelli da parte della mafia, giudice a cui è intitolato il presidio imolese di Libera. In platea oltre al vescovo, al sindaco e vicesindaco, anche i due neoletti consiglieri regionali del Pd Francesca Marchetti e Roberto Poli, c’era anche il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Sul palco si sono alternati, prima dell'intervento del fondatore di Libera, i ragazzi imolesi che l’estate scorsa hanno partecipato ai campi di lavoro di Libera in Puglia, Sicilia e Calabria, nonchè l’avvocato Enza Rando che sta seguendo il processo per l’operazione Black monkey in cui anche il Comune di Imola si è costituito parte civile contro l’imputato Nicola Femia e un’altra trentina di accusati per il traffico legato alle videoscommesse e il gioco d’azzardo.

“La libertà va ancora liberata nel nostro paese - ha aperto il suo discorso don Ciotti - ci serve una legge completa anti corruzione, si può fare, sul piatto questo governo qualche buono spunto lo ha messo ma ora occorre agire, basta ai compromessi! Il nostro paese ha sete e voglia di giustizia. L’impegno che ci affida la vita è impegnare la nostra libertà per rendere libero chi ancora non lo è”. Un appello indiretto don Ciotti lo ha rivolto anche al ministro del Lavoro presente, con il quale ha scambiato un saluto finale non prima di aver stretto la mano agli agenti della sua scorta. “Con la crisi le mafie sono tornate molto forti - ha ribadito don Ciotti - . Un recentissimo studio della Coldiretti conferma che un’altissima percentuale di persone si dice disposta a lavorare anche se a dispensare lavoro fossero organizzazioni criminali. Quello del lavoro è un problema immane. Serve lavoro per rendere le persone libere”.

 

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