Blitz dei grillini, in 150 alla discarica Tre Monti

Rimini

 

IMOLA. Al grido di «Stop al progetto di ampliamento della discarica» e «Imola e l’Emilia Romagna non possono diventare la pattumiera d’Italia», il Movimento 5 Stelle è riuscito a radunare ieri mattina circa 150 persone davanti all’ingresso dell’impianto Hera di via Pediano.

«E’ bellissimo vedervi qui in così tanti, soprattutto alle 9 di domenica», grida Mara Mucci, deputata imolese. E’ stata lei a portare nella sua città i colleghi parlamentari grillini, dalla pasionaria senatrice Paola Taverna, subito presa d’assalto dagli attivisti, al senatore Carlo Martelli e alla deputata Federica Daga.

Schierato al gran completo anche il gruppo consiliare guidato da Claudio Frati, insieme ai candidati al consiglio regionale, Nauel Paolucci e Daniele Piazza.

Dal palco allestito davanti alla sbarra che impedisce l’accesso alla strada della discarica Tre Monti, i 5 Stelle attaccano Hera, colpevole di aver negato la visita all’interno della struttura, oltre che di voler allargare l’impianto. «Non sappiamo quel che finisce lì dentro, alcuni residenti dicono che arrivano camion anche da fuori regione, vogliamo fare i prelievi al Rio Rondinella per verificare se viene riversato percolato», dice la consigliera Claudia Resta.

La protagonista del giorno però è Giulia Gibertoni, candidata alla presidenza della Regione. Modi più pacati dei colleghi, quando però impugna il megafono tira fuori le unghie. «Errani e il Pd hanno crivellato il territorio costruendo discariche - attacca -. Noi proponiamo politiche per rifiuti zero invece che continuare a fare gli interessi di Hera e Iren portando pure rifiuti da fuori regione come prevede l’art. 35 dello Sblocca Italia».

Il senatore Martelli, vicepresidente della commissione Ambiente, suona la carica: «Ragazzi, qua c’è da fare del casino. A costo di andare tutti i giorni in Procura o dal prefetto».

Ma la più agguerrita, manco a dirlo, è la Taverna; è lei che guida la metà dei presenti al piccolo gesto di disobbedienza civile. «Noi paghiamo le tasse per i rifiuti e dobbiamo rimanere dietro a questa sbarra, è un’assurdità. Basta con questa idea di dover chiedere i permessi a qualcuno, questa gente la paghiamo noi con le nostre bollette, è un nostro diritto verificare come viene gestita questa discarica». Detto e fatto, in pochi istanti decine di persone, coi parlamentari in testa, scavalcano la sbarra e percorrono la strada privata (data in concessione a Hera e all’agricoltore del campo confinante) fino al cancello dell’ingresso. Il vigilante nega l’ingresso, gli attivisti osservano l’impianto dall’esterno e si tappano il naso per la puzza a tratti insopportabile, quindi dopo pochi minuti tornano al presidio in via Pediano. Ma non è finita: c’è ancora tempo per un blitz in città e un comizio in piazza Gramsci davanti a decine di imolesi, anche lì per parlare di stop alle discariche e agli inceneritori.

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