Poletti contestato evita il presidio

Rimini

 

IMOLA. Da uno come lui non se l’aspettavano. Non pensavano che proprio quel ministro del Lavoro preferisse entrare dalla porta secondaria per evitare gli operai di 3elle e Cesi. E invece così ha fatto. Proprio lui, Giuliano Poletti, e proprio nella sua città, Imola; l’ultimo segretario del Pci sul Santerno e già presidente nazionale di Legacoop che non affronta i dipendenti delle cooperative in crisi. «Proprio lui ci snobba, si deve solo vergognare» urla un operaio.

La manifestazione. Sono le 15 quando il presidio inizia a prendere forma in piazza Ferri davanti all’ingresso principale del teatro Stignani. Lì dentro, alle 17, dovrà parlare il ministro Poletti all’evento della Confartigianato. Si vedono solo bandiere della Cgil, gli altri sindacati non ci sono. I lavoratori arrivano alla spicciolata. Non tanti, in realtà, «in 3elle siamo 265 e qui non saremo più di una trentina» dice uno. Il meteo ci mette del suo, perché ben presto inizia a piovere, ma l’acqua non ferma bandiere, cartelli e striscioni: da “Poletti voi, poretti noi” a “Coop 3elle grazie alla Lega diventerà spa”. Alle 16 si contano una settantina di persone tra lavoratori e quadri del sindacato. Cesi e 3elle insieme ne fanno più di 600, ma tant’è. C’è il segretario generale della Cgil Paolo Stefani, la segretaria della Fillea Sonia Bracone e altri dirigenti. Ad aspettare il ministro, sotto i portici del teatro, il sindaco Daniele Manca, il deputato Pd Daniele Montroni e Amilcare Renzi di Confartigianato. Ci sono, però, anche i poliziotti (una decina quelli del reparto celere), guidati dal dirigente del commissariato Sergio Culiersi, insieme ai carabinieri. La situazione inizia a farsi tesa quando le forze dell’ordine “sequestrano” due confezioni di uova trovate a un lavoratore della 3elle. «Le ho prese per mia mamma» si giustifica lui. Si scatena un piccolo battibecco anche con i dirigenti della Cgil che vogliono tenere sotto controllo la situazione.

Tutto fila via liscio fino a quando, poco dopo le 16.30, si sparge la voce che Poletti è entrato dalla porta secondaria dello Stignani sulla via Emilia. E in effetti, a presidiarla ci sono una decina di poliziotti in tenuta antisommossa. Apriti cielo. I lavoratori si innervosiscono, accelerano il passo fino al cordone di sicurezza, si scatenano i fischietti e partono le urla “Poletti vergognati”, “vieni qui a parlare con noi se hai il coraggio” , ma servizio d’ordine del sindacato e divise evitano che la situazione degeneri. Nel frattempo, in piazza sono arrivati anche alcuni dei ragazzi dei centri sociali.

L’incontro nel Ridotto .. Una volta entrato, il ministro riceve una delegazione di sindacalisti e lavoratori . Fuori si discute in attesa di conoscere l’esito. «A Poletti chiederei come ha fatto a certificare in questi anni i bilanci della 3elle» dice Mattia, operaio 3elle. «Vorrei sapere cosa ne pensa della proposta di mettere tutti i nostri ammortizzatori sociali in una nuova coop che non sappiamo nemmeno che fine farà» gli fa eco il collega Lorenzo. «E’ frustrante pensare che le persone responsabili di questa situazione non paghino mai – protesta un operaio circondato dai carabinieri che impediscono l’accesso al teatro -. I dirigenti delle coop riescono sempre a sistemarsi da qualche parte, noi operai invece restiamo senza niente». Si fanno le 17.30, la delegazione esce. Stefani dà conto: «Gli abbiamo detto che gli ammortizzatori a un certo punto terminano, e se non c’è il lavoro è tutto finito. Poi gli abbiamo fatto notare che servono incontri sindacali e non solo annunci. Lui ha capito e sul settore delle costruzioni s’è detto pronto ad accogliere proposte». Qualcuno è soddisfatto, qualcun altro no. Si torna a casa con una sola certezza: nella sua Imola, il ministro Poletti ha evitato il confronto diretto con il presidio dei lavoratori.

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