Città metro, scatta l'esposto alla Procura

Rimini

IMOLA. Dalle rassicurazioni del sindaco di Imola Daniele Manca che proprio nei gironi scorsi al Corriere Romagna aveva dichiarato che entro luglio sarebbero stati nominati i garanti incaricati di valutare l’ammissibilità del quesito referendario sull’area metropolitana, non si sono sentiti affatto tranquillizzati. Per i cittadini imolesi che nei mesi scorsi hanno promosso la raccolta firme per avviare l’iter referendario pesano molto di più altre parole pronunciate dal primo cittadino, e soprattutto quel «parliamo di niente» riferito al loro quesito generico, dal momento che l’area metropolitana stessa è in attesa di essere dotata di statuti e regolamenti.

Dichiarazioni a parte, quello che conta per i cittadini è che i tempi regolamentari entro cui ottenere una risposta, e quei tempi sono quelli dettati dallo statuto e dai regolamenti comunali, sono già trascorsi e nessuno da palazzo li ha degnati di una risposta. Così ieri mattina hanno inviato a prefetto e Procura della Repubblica un esposto in cui raccontano della raccolta delle oltre 600 firme, di cosa prevede lo Statuto, della mancanza di una risposta. Insomma quello che scrivevano già una quindicina di giorni fa in una nota inviata ai giornali locali con cui lamentavano appunto il silenzio dell’amministrazione nei confronti della loro richiesta. Una richiesta molto semplice diretta ai cittadini imolesi: «Volete o meno entrare nell’area metropolitana bolognese?». Anche perché allo stato dell’arte e nei tempi in cui era possibile raccogliere firme per un referendum, che resterebbe di carattere consultivo, non era possibile in effetti formulare quesiti più articolati o specifici. «Le firme sono state depositate il 9 maggio. L'articolo 7 del Regolamento in questione prescrive le modalità d'indizione e svolgimento dei referendum consultivi - ricostruisce Ivan Miani, portavoce del Movimento per l’autonomia della Romagna promotore appunto della raccolta firme -. Ora, il comma 3 del succitato articolo 7 prescrive che: “Il Presidente del Comitato dei Garanti, previa verifica del servizio elettorale circa la regolarità delle sottoscrizioni, convoca entro 15 giorni il Comitato dei Garanti”. Il successivo comma 5 recita: “Le decisioni del Comitato dei Garanti, assunte a maggioranza, di ammissione o di diniego in relazione alle disposizioni di legge dello Statuto e del presente Regolamento, e in particolare dell’art. 2, sono notificate al rappresentante del Comitato dei promotori, con atto motivato, entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta».

«A distanza di 40 giorni -scriveva sempre Miani il 20 giugno scorso - nessuna risposta è pervenuta. Non è dato sapere neanche se il Comitato dei Garanti sia stato convocato».

No, se la promessa solo qualche giorno fa era ancora quella di individuare appunto i garanti entro la fine del mese in corso.

Ma i sostenitori del referendum ora sono alla denuncia di quello che «potrebbe ricadere in un caso di omissione d’atto d’ufficio».

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