Ex Cogne: ultimatum della cordata imolese

Rimini

IMOLA. Prima il commissario che, il mese scorso, nello stabilimento di via Selice davanti ai lavoratori, promette di convocare un incontro delle parti. Poi la scorsa settimana le rassicurazioni in sede ministeriale dell’amministratore delegato dell’azienda proprietaria che conferma l’intenzione di vendere ai compratori imolese. Tutte parole alle quali poi per ora non sono seguiti fatti, e nemmeno contatti informali via mail o telefono, assicurano i sindacati. Ed è per questo che la cordata imolese capeggiata da Curti che da mesi ormai rilancia sull’acquisto, ha deciso di porre un ultimatum.

Possibili compratori imolesi, sindacati ed Rsu si sono incontrati ieri pomeriggio. La “cordata imolese”, dopo mesi e mesi di tira e molla da parte della proprietà, ha comunicato l’intenzione di ritirarsi definitivamente dalla trattativa per l’acquisto dello stabilimento della Ex Cognetex di Imola se non ci saranno risposte concrete entro il 30 maggio prossimo da parte della Sant’Andrea Novara.

«Incomprensibile e inaccettabile il comportamento della Sant’Andrea Novara che nel corso di questi giorni e con quanto sottoscritto al Ministero dello sviluppo economico non abbia ancora preso contatti con la Cogne Macchine Tessili per proseguire con una trattativa finalizzata alla cessione del ramo d’azienda di Imola - affermano i sindacati confederali, quelli di categoria e le Rsu aziendali in una nota che porta la firma di tutti -. Preso atto della decisione assunta dalla Cogne Macchine Tessili e il mancato rispetto degli impegni della Sant’Andrea Novara le organizzazioni sindacali congiuntamente alle Rsu convocano per domani (venerdì 23 maggio, ndr) alle 11 nello stabilimento un’assemblea sindacale con tutte le lavoratrici e i lavoratori». Assemblea che dovrà decidere le iniziative di mobilitazione per scongiurare la chiusura, non escludendo in mancanza di nuovi eventi nei prossimi giorni di andare a manifestare direttamente a Novara davanti al Tribunale, dove da un paio di settimane sarebbe depositata anche un’istanza per riprendere parte delle lavorazioni dopo il fermo totale scattato dal primo aprile scorso, istanza per ora rimasta lettera morta, e alla sede legale della Sant’Andrea «al fine di permettere il mantenimento delle attività produttive e la salvaguardia dei posti di lavoro». Le organizzazioni sindacali e le Rsu sollecitano poi le istituzioni locali e il sindaco a convocare urgentemente un tavolo di crisi entro il 30 maggio con tutte le parti interessate. ad aprile scorso lo steso sindaco di Imola Daniele Manca aveva fatto visita ai lavoratori promettendo interessamento. Il timore dei sindacati è che la proprietaria Sant’Andrea non sia in realtà interessata a vendere per non danneggiare il proprio socio francese consentendo, con la vendita, la permanenza di un concorrente sul mercato. L’ultima offerta della cordata imolese di imprenditori, la quinta presentata, prevedeva il pagamento di 470mila euro per il comparto meccanotessile più altri 50mila per l’attività conto terzi. In merito è stato anche già siglato un accordo sindacale che accetta come condizione il mantenimento da 15 lavoratori a 30 a seconda della possibilità di acquisire solo uno o entrambi i comparti. Ma se da Novara non arriva la conferma della volontà di vendere tutto questo sarà inutile. Il marchio della storica azienda imolese e la sua produzione spariranno e sopratutto resteranno senza lavoro altre 50 persone.

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