Pacco sospetto, arrivano gli artificieri

Rimini

IMOLA. C’è chi quasi si aggroviglia in bici nei nastri bianchi e rossi che indicano l’alt. Chi si avvicina e chiede incuriosito il perché, chi gira al largo, chi per sicurezza esce di casa e “se ne va a fare un giro”. Due auto dei carabinieri hanno sbarrato per tutta la mattina l’accesso alla via Cavour; i palazzi, è vero, non sono stati sgomberati, ma in fondo, fino all’ultima parola degli artificieri arrivati da Piacenza, un allarme bomba resta pur sempre un allarme bomba.

Di questo si trattava infatti: un possibile ordigno esplosivo che il tappezziere Luigi Di Marco, che ha il suo negozio in via Cavour 36, si è trovato fra le mani ieri mattina con la posta. Erano circa le 10.30 quando ha aperto una busta bianca con su l’indirizzo del suo negozio e dentro ci ha trovato un agglomerato di carta di giornale, nastro da pacchi e un filo elettrico che ne usciva fuori, grande come pallone da rugby.

Ci ha pensato su un attimo, poi visto che non aspettava nessun pacco che potesse assomigliare a quello, ne gli veniva in mente cosa potesse essere, per precauzione, e sospettando un errore sull’indirizzo, ha deciso di chiamare il 112.

«Ho ricevuto un pacco sospetto, non so cosa possa essere ma ci sono dei fili elettrici che escono dall’involucro».

I carabinieri sono andati e immediatamente hanno dato l’allarme agli esperti dell’Arma e ai vigili del fuoco che sono arrivati poco dopo. Nel frattempo tutta l’area nel raggio prima di una ventina poi di una cinquantina di metri intorno al negozio è stata delimitata con il nastro bianco e rosso in attesa degli artificieri.

Sul pacco c’era anche un mittente, ravennate, ma anche quello sconosciuto al titolare del negozio. Di mezz’ora in mezz’ora, mentre cresceva la curiosità dei passanti, diminuiva in realtà la preoccupazione delle forze dell’ordine, ma ormai la macchina era stata innescata e l’arrivo degli artificieri era atteso nonostante si cominciasse a delineare il quadro. La termocamera dei vigili del fuoco non aveva segnalato fonti di calore interne al pacco, segno che nessun innesco era con ogni probabilità presente. Ma soprattutto risalendo finalmente al mittente, che era reale, si era cominciato a comprendere la natura del pacco, confezionato davvero molto male. In sostanza, si è capito poi, un amico del titolare della tappezzeria aveva usato quell’indirizzo come base di appoggio per farsi recapitare l’oggetto: una vecchia radiosveglia Grundig anni Settanta. Nessun ticchettio sospetto, la sveglia era inerte, ma per una mattina ha creato un bel po’ di confusione. Alle 13 il giardino di San Domenico, rimasto chiuso circa tre ore a ciclisti e passanti è stato reso di nuovo agibile. La sveglia ormai scartocciata è stata portata in caserma, gli artificieri sono rientrati alla sede dopo una trasferta una volta tanto senza un briciolo reale di rischio.

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