Mercatone uno: settanta esuberi

Rimini

IMOLA. Gli incontri coi sindacati partiranno da Bologna, dove il punto vendita è uno dei 7 a marchio Tre Stelle per i quali è stata annunciata la chiusura. Ma di seguito la vertenza si sposterà anche a Imola, dove gli esuberi dichiarati per la sede direzionale di Imola sono 70.

Il Gruppo Mercatone Uno, catena nazionale di strutture commerciali per la vendita di mobili e arredamenti il cui cervello rimane tra Imola e Toscanella, ha annunciato la chiusura di diversi negozi. Dalla ristrutturazione passerebbe la possibilità di avere accesso a nuovo credito da parte delle banche a sostegno della situazione finanziaria dell'azienda.

I negozi interessati alla chiusura sono 6 della linea Mercatone Uno (su un totale di un'ottantina) e tutti i 7 punti vendita Tre Stelle, di cui 2 a Modena (1 a Medolla e 1 a San Cesario), dove i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione, più, come si diceva, la ristrutturazione della sede centrale a Imola.

L'esubero complessivo dichiarato riguarderebbe circa 300 addetti a livello nazionale, di cui oltre il 50% in Emilia-Romagna, dove si concentra il core-business del gruppo.

«Siamo in una fase in divenire - ha spiegato Silvia Balestri della Fisascat Cisl area metropolitana bolognese annunciando la serie di incontri territoriali con la proprietà messi in agenda per le prossime settimane -. Al momento è in corso la mappatura, punto vendita per punto vendita, che servirà a verificare le possibili ricollocazioni».

Precisa la Cisl come le organizzazioni sindacali tenteranno prima di tutto di verificare la percorribilità della strada del trasferimento dei lavoratori in esubero in altre sedi vicine e punti vendita dello stesso gruppo, mentre chiedono si ricorra agli altri strumenti sociali (cassa integrazione straordinaria e mobilità volontaria) solo se non sarà possibile ricollocare i lavoratori non previsti nel piano di ristrutturazione.

Da due anni il Gruppo Mercatone Uno fa ricorso al contratto di solidarietà che coinvolge tutti i dipendenti. Che però, stante il nuovo piano di ristrutturazione, non sarebbe più sufficiente a fronteggiare le difficoltà finanziarie derivate dal consistente calo di vendite e consumi.

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