Caos Con.Ami a Imola, si va in tribunale
Il fatto
A scatenare la rivolta è stata la decisione inaspettata della sindaca di Imola, Manuela Sangiorgi, che giovedì pomeriggio, richiamando prima il Testo unico degli enti locali e il codice civile, davanti a una assemblea dei soci del Con.Ami riunita in seconda convocazione, ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione scegliendo Luciano Pirazzoli, Giulio Cristofori e Sara Cirone, designando alla presidenza di via Mentana Stefania Forte. Tutto in una seduta piuttosto surreale, con la sindaca a guidare i lavori davanti a poltrone vuote tranne quelle dei due sindaci di Castel del Rio e Castel San Pietro, Alberto Baldazzi e Fausto Tinti (e quello di Sant’Agata sul Santerno, Enea Emiliani, in collegamento telefonico) che non hanno partecipato alla votazione.
La contestazione dei primi cittadini è questa: la seconda convocazione non è prevista dallo statuto e quindi giovedì il numero legale non c’era. Secondo punto: l’articolo 2369 del codice civile, secondo l’interpretazione dei primi cittadini, si applica solo alle società per azioni. Ma i sindaci del consorzio mettono sul tavolo anche un altro aspetto: «Pur ammettendo che si potesse procedere in quel modo, lo statuto del Con.Ami prevede che ogni candidatura sia sottoscritta da almeno cinque sindaci. E nessuno di noi l’ha fatto».
Il futuro
«Ora la politica ha finito - commenta secco il sindaco di Faenza Giovani Maplezzi -. La mediazione democratica è stata abbattuta con quello che a mio avviso è un vilipendio delle istituzioni. Una cosa del genere non si era mai vista. Ora i nostri rapporti con Imola avverranno solo per vie legali. La prima cosa che faremo è una diffida a quei quattro consiglieri nominati dalla sindaca Sangiorgi. Chiunque compirà ogni atto, in caso di decadenza, ne risponderà direttamente. La misura è colma e non escludiamo alcuna azione che possa ricondurre la situazione alla normalità».
Impugnare le nomine al Tar sarà dunque il primo passo. «Valuteremo con i legali anche la strada della Corte dei Conti - aggiungono i sindaci di Castel San Pietro e Medicina, Fausto Tinti e Onelio Rambaldi -. Lo stallo ha provocato mancati investimenti e mancati guadagni. Confidiamo anche nel prefetto: c’è stata totale prevaricazione».