Imola, il Comitato critica lo studio sulla discarica. "Viziato da un conflitto di interessi"
L’autore della ricerca
Innanzitutto, «il professor Marco Vinceti è da anni un consulente di Hera, dunque in pieno conflitto di interessi », commentano gli ambientalisti. E «ancor più grave, ci si chiede come possa accadere che l’Ausl presti il fianco a questa situazione, invece di mostrarsi forte e garante della salute pubblica». «La scelta di sviluppare lo studio sanitario dovrebbe passare da una attenta valutazione etica (partecipata) di chi sarà l’estensore dello studio», aggiunge Marco Stevanin, componente del comitato. «Il professor Vinceti non potrebbe firmare un documento di assenza di conflitto di interesse visti i lavori degli ultimi dieci anni, oltre al fatto che le evidenze di base sanitarie sono opposte, inclusa una vastissima letteratura scientifica a riguardo. Mi sarei aspettato che una Ausl valutasse da subito e dall’inizio questo fattore che risulta determinante».
Il protocollo di studio
Inoltre, «il protocollo di studio adottato per tale indagine non è mai stato reso pubblico e condiviso (la condivisione è obbligatoria)», continuano gli ambientalisti, e «nonostante il nostro palesato interesse». La ricerca, in particolare, «prende come periodo di riferimento per valutare le malattie dei cittadini esposti solo tre anni, dal 2013 al 2016, un periodo a detta degli esperti e della letteratura scientifica sia nazionale che internazionale del tutto insufficiente», prosegue il comitato “Vediamoci chiaro”, «e dunque non affidabile per prendere alcuna decisione, tanto meno poter affermare che la discarica non ha influenza sanitaria».
La proposta
Come muoversi, dunque? Gli ambientalisti una idea molto precisa ce l’hanno già da tempo. «Proponiamo l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa nella persona dello stimato professor Fabrizio Bianchi, tra i massimi esperti non solo italiani del settore e responsabile scientifico di studi internazionali in riferimento all’impatto sanitario», rilancia il comitato “Vediamoci chiaro”. «I vari consulenti di parte potranno far parte di un comitato scientifico a controllo dello studio e a validazione dello stesso».
Così facendo, «questa metodologia di lavoro non potrà che essere accettata da tutti», non hanno dubbi gli ambientalisti, «in quanto non si tratta di valutazioni di parte, ma di una semplice e chiara metodologia di lavoro con un profilo scientifico ed etico, accettabile».
«E’ mai possibile doverci ridurre a spiegare che i cittadini hanno bisogno di fiducia e salute, e non di rassicurazioni?», si domanda Stevanin.