Azzurro di Imola negli anni ’30, la Federugby consegna il “cap” alle figlie

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IMOLA. Intitolare una strada ad Angelo Becca, il solo imolese ad avere militato nella Nazionale italiana di rugby. È la proposta che potrebbe arrivare dai festeggiamenti per il quarantennale dell’Imola Rugby in programma all’autodromo “Enzo e Dino Ferrari”, domani pomeriggio, alle 19.

La festa, nel frattempo, sarà per il presidente della Federazione italiana rugby Alfredo Gavazzi l’occasione per consegnare alle due figlie di Angelo Becca, Annamaria e Maria, il “cap” - il cappellino celebrativo che testimonia la presenza in Nazionale - che non fu possibile consegnare loro in occasione della partita del Sei Nazioni con la Francia del 2013 quando 400 tra ex azzurri e loro discendenti ricevettero il simbolo della chiamata in azzurro.

Una storia sconosciuta

Per portare alla luce la storia di Angelo Becca, nato a Giardino il 24 aprile del 1917, scomparso nel 1996 e sepolto nel cimitero della frazione di Sesto Imolese, ci sono voluti molti anni. Troppi, appunto, per riuscire ad arrivare in tempo all’appuntamento romano.

E anche trovare i tre figli - oltre ad Annamaria e Maria, Alessandro - e “recuperare il tempo perduto” si è rivelato più complicato di quanto previsto.

Tre scudetti e la Nazionale

Da Imola, dove il rugby si giocava in maniera abbastanza estemporanea - e solamente perché il fascismo voleva che qualsiasi società sportiva dello Stivale praticasse tutti gli sport possibili -, un giovanissimo tre quarti centro (ma capace anche di giocare come mediano di apertura e terza linea) Angelo Becca si trasferisce all’ombra della Madonnina, per giocare nell’Amatori Milano, con cui si aggiudica tre scudetti.

Poi, nel 1937, arriva la chiamata dalla Nazionale. Scende in campo per quattro partite. La prima, contro la Romania, al Dinamo Stadion di Bucarest, il 25 aprile dello stesso anno, si conclude 0-0. La seconda, contro la Germania, a Stoccarda, il 6 marzo del 1938, è una sconfitta per gli azzurri: 10-0. La terza, ancora una volta contro la Romania, questa volta però in casa (al Testaccio, nella capitale), il 29 aprile del 1939, si chiude 3-0 per l’Italia. L’ultima, nuovamente contro la Germania e di nuovo a Stoccarda, il 5 maggio del 1940, finisce 4-0 per gli azzurri.

Il legame con Imola

Non è solamente la nascita a Giardino a legare il nome di Angelo Becca alla nostra città. Fra i giocatori allenati dall’ex azzurro figura anche Romano Rambaldi, che diventerà il primo allenatore dell’Imola Rugby nel campo - nei primi anni pioneristici - di via Pambera.

Dunque, non poteva che essere proprio l’ex tecnico rossoblù ad accompagnare all’autodromo Annamaria e Maria Becca per ritirare il cap del loro padre.

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